martedì 2 settembre 2008

Accoltellati tre ragazzi «Siete solo delle zecche»

La matrice è fascista, i giovani erano al concerto in ricordo di Biagetti
GIACOMO RUSSO SPENA
ROMA

Tre coltellate alla coscia destra. Da dietro. All'improvviso. Il tempo di dire «Ma sei impazzito?». Dopo, la lama affonda altre tre volte. Uno squarcio di dieci centimetri, chiuso da quindici punti qualche ora dopo, nell'ospedale romano del Cto. Fabio Sciacca, ventottenne attivista dei centri sociali, è l'ultima vittima di una lunga lista d'aggressioni fasciste. Venerdì sera, insieme ai suoi compagni dello squat Laurentino 38, era andato al concerto in ricordo del suo amico Renato Biagetti, assassinato il 27 agosto di due anni fa fuori da un locale di Focene, sul litorale romano. Alla serata commemorativa, al parco Schuster, in zona Ostiense, hanno partecipato migliaia di persone: c'era musica, comici (fra gli altri Andrea Rivera), persino un po' di allegria. «Come sarebbe piaciuto a Renato», dicono i giovani del centro sociale Acrobax, quello Renato. Fabio era lì. Era anche salito sul palco, verso l'una, aveva raccontato un suo ricordo dell'amico ucciso. Finita la festa verso le due, smontati gli stand e pulito il parco, si era trasferito con un'altra cinquantina di persone nel vicino centro sociale Pirateria, per continuare a sentire un po' di musica. In compagnia. Fino alle tre e mezza.
A quell'ora Fabio decide di tornare a casa. Si incammina con due amici, Emiliano M. (27 anni) e Milvio M. (30), a prendere la macchina che è rimasta parcheggiata vicino il parco Schuster. All'improvviso, all'altezza della facoltà di Economia di Roma Tre, appare un gruppo di persone. Sono una decina.Da dietro, da un angolo di strada non illuminato. Urlano «pezzi di merda, zecche infami». Pochi secondi dopo, l'attacco con catene, oggetti contundenti e un coltello. Quello cha andrà a ficcarsi nella coscia destra di Fabio che, dopo sei colpi, cade a terra. A quel punto gli sferrano un calcio in faccia.
Intanto anche Emiliano viene spintonato a terra da tre assalitori: riceve una serie di pestoni. Se la caverà con molti lividi sul fianco destro. Va meglio, per fortuna, a Milvio che riesce a divincolarsi. Poi all'improvviso gli assalitori svaniscono nel nulla. «Qualcuno era rasato, altri avevano un cappelletto», racconta Emiliano, comunque «erano tutti fascisti, vestiti da pariolini», è la sua descrizione. Polo nere, magliette Fred Perry e pantaloni di marca a tre quarti. Tutti tra i venti e i trenta anni. E a volto scoperto. Come fossero sicuri che questo gesto non avrebbe avuto alcuna conseguenza. «Quello che mi ha dato le coltellate - dice Fabio dal letto d'ospedale in cui è ricoverato (e lo sarà ancora un po', almeno fino a quando non ci sarà più il rischio di un'infezione interna) - aveva più o meno l'età mia». Dieci minuti dopo l'aggressione arriva prima l'ambulanza e poi una volante dei carabinieri che ora stanno indagando sull'episodio. «E pensare che un anno e mezzo fa mio figlio è andato a vivere il Chiapas, nel Messico», dice Teresa, la mamma di Fabio. «Ero preoccupata, credevo fosse pericoloso». Il pericolo era qua, nella sua città, dove Fabio è tornato per le vacanze. «È stato un agguato fascista premeditato - denunciano i centri sociali -. Hanno rivendicato a coltellate l'assassinio di Renato».
Ma ora la polemica è anche sulle forze dell'ordine, presenti in gran numero durante l'iniziativa al parco: otto blindati e alcune volanti fra polizia e carabinieri. E tanta Digos 'visibile' tra gli stand. Eppure non hanno evitato l'aggressione. L'ennesima. La questura si difende sostenendo che «l'episodio è avvenuto dopo il servizio di sicurezza pubblica per il parco. La festa era finita alle due di notte». Quindi non era più loro competenza difendere l'incolumità dei giovani. Ora i carabinieri stanno visionando i nastri delle telecamere a circuito chiuso dell'università, che potrebbero aver ripreso qualche particolare dell'aggressione.
«Non sono stati in grado di fermare la mano assassina» attacca il comitato Madri per Roma Città Aperta, di cui fa parte Stefania Zuccari (la mamma di Biagetti), che poi si rivolge al sindaco Alemanno: «Vogliamo una risposta sui provvedimenti che il sindaco intende prendere verso questi individui che praticano l'uso della lama e della violenza». Dal canto suo il Campidoglio esprime «ferma condanna» per l'accaduto e dà «piena solidarietà alle vittime dell'aggressione». Parole giudicate ipocrite e respinte al mittente dai ragazzi dei centri sociali: «E' lui - dicono - il mandante politico di queste azioni».
In serata da parco Schuster verso Santa Maria in Trastevere è partito un corteo contro «la violenza nera». «Agosto 2006-agosto 2008, stesse lame, stesse trame» è lo striscione di apertura. Ma i manifestanti attaccano l'inutile militarizzazione della città, ricordando anche il recente pestaggio e strupro dei due turisti olandesi: «Pacchetto sicurezza - sicuri da morire», è un altro dei loro striscione.

Dal Manifesto del 31 agosto 2008

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