martedì 27 gennaio 2009

RESOCONTO DELL’ASSEMBLEA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI

RESOCONTO DELL’ASSEMBLEA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI
DI SINISTRA CRITICA DI TORINO DEL 24/01/09

Sabato 24 gennaio 2008,alle ore 15,si è svolta a Torino,presso la sede di via Podgora 16, l’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori di Sinistra Critica,col compito di affrontare i più recenti sviluppi della situazione sociale economica e politica del nostro Paese,per individuare le priorità del nostro agire politico.
Sia nella relazione introduttiva del compagno Franco Turigliatto che negli interventi successivi,si è sottolineato come sul finire del 2008 ed all’inizio del 2009,ci troviamo di fronte alla più grave crisi economico-finanziaria del capitalismo dopo quella del 1929/33,che,innanzitutto,colpisce i redditi ed i posti di lavoro di milioni di lavoratrici e lavoratori.
Significativo è,in tal senso,il dato,a livello piemontese,di aumento,alla fine del 2008,del 535% del ricorso alla Cassa Integrazione come strumento di gestione della repentina riduzione dell’attività produttiva,con una previsione per il 2009 di una riduzione del PIL( Prodotto Interno Lordo) del 2% rispetto al 2008,suscettibile di provocare la riduzione,in Italia,di un milione di posti di lavoro ( Dati Banca d’Italia ed Eurostat ).
Di fronte alla gravità di tale situazione,inesistenti sono le misure del governo italiano ed inconsistenti le proposte del Partito Democratico che non vanno al di là della richiesta di estensione dell’uso degli ammortizzatori sociali ( cassa-integrazione,mobilità,ecc. ).
In questo contesto, desta particolare allarme la firma avvenuta a Roma giovedì 22 gennaio 2009, da parte delle principali organizzazioni sindacali dei lavoratori esclusa la CGIL ed i sindacati di base,dell’Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali suscettibile di limitare fortemente il potere contrattuale dei lavoratori stessi ed i loro livelli salariali.
Si tratta di misure che hanno un carattere “storico”, nel senso che modificano completamente l’assetto contrattuale, le capacità negoziali e i diritti del mondo del lavoro. In realtà il contratto nazionale diventa un simulacro; in diversi modi si può derogare dalle sue norme, determinando un meccanismo di dumpimg al ribasso del salario e dei diritti, azienda dopo azienda. I famigerati Enti bilaterali diventano lo strumenti attraverso cui passa la piena subordinazione agli interessi dell’azienda.
Particolarmente colpiti sono anche i lavoratori del pubblico impiego che perdono la certezza dei loro livelli di salario che diventano frutto solo delle decisioni del governo e delle compatibilità economiche della finanziaria con un meccanismo che riduce sempre più il salario di base rispetto a quello legato a produttività e d’intorni.
Molti compagni hanno sottolineato,nei loro interventi,come questi avvenimenti calino in un contesto già caratterizzato dal profondo senso di frustrazione e sconforto delle lavoratrici e dei lavoratori,in seguito alle precedenti tappe di arretramento e sconfitta del movimento operaio che hanno visto le principali organizzazioni sindacali dei lavoratori fare propri gli obbiettivi di contenimento salariale,d’innalzamento dell’età pensionabile e di non contrasto del fenomeno della precarizzazione del rapporto di lavoro.
Di fronte a tale situazione forte è il rischio,hanno sottolineato quasi tutti gli interventi,di un riflusso ad una dimensione individualistica della coscienza operaia e popolare che,in definitiva,fa penetrare anche nelle fila del movimento operaio l’idea di scaricare sul più debole il peso delle contraddizioni sociali che si stanno delineando,con grave danno per la coscienza di classe fondata sulla solidarietà.
Emblematica,in tal senso,è la campagna della destra che punta a criminalizzare ogni aspetto della presenza degli stranieri sul territorio del nostro Paese,chiamandoli responsabili della caduta di ogni senso di sicurezza sociale.
La realtà è,invece,caratterizzata da un attacco frontale di Governo ed organizzazioni padronali,Confindustria in testa,ad ogni diritto e conquista sociale del mondo del lavoro,che punta a dividere al suo interno il mondo del lavoro stesso,cercando di contrapporlo,in termini di competizione salariale al ribasso e di allargamento dell’esercito industriale di riserva della mano d’opera,alla presenza ed all’utilizzo dei lavoratori stranieri.
Di fronte alla gravità della situazione ed economica del nostro Paese,forti sono i segnali di un attacco alle fondamentali libertà politiche dei cittadini e dei lavoratori nella direzione di un vero e proprio mutamento di regime politico.
Forte è stata la preoccupazione,nella relazione come negli interventi del dibattito,rispetto a misure quali quelle prese dal Ministro dell’Interno Maroni di limitare il diritto di manifestazione pubblica nei centri storici delle città,di fronte a luoghi di culto( chiese,ecc.),ai supermercati ed alle installazioni militari,così come è stata stigmatizzata la comune volontà espressa di PD e PdL di fissare uno sbarramento al 4% per le elezioni prossime del Parlamento europeo,compiendo,così,una ulteriore torsione del sistema politico italiano verso il bipartitismo sul modello americano,gravemente lesivo della libertà politica di espressione popolare.
Attacco alle libertà sociali economiche e politiche sono sembrate,quindi,essere gli assi portanti dell’attuale fase politica del nostro Paese,caratterizzata,ancora,dalla relativa debolezza della risposta popolare.
Molti interventi,infatti,hanno sottolineato come ci troviamo di fronte alla fase di maggiore crisi del movimento operaio e popolare:privato di una sua rappresentanza politica in Parlamento,stenta,pure, a trovare una adeguata rappresentanza dei suoi bisogni a livello sindacale,con una CGIL che tatticamente si ritrae dalla firma di un accordo quadro capestro,ma che è incapace di una svolta strategica che la ponga alla testa di un nuovo piano di scadenze di lotta,e con la ancora debole strutturazione del sindacalismo di base.
Di fronte ad un quadro della situazione complessivamente preoccupante si è a fondo riflettuto sulle priorità del nostro intervento come organizzazione politica che si pone innanzitutto il compito di ricostruire elementi reali di opposizione anticapitalistica nel Paese,partendo dai bisogni popolari più elementari.
Comune è stata la consapevolezza che bisogna fermare padroni e governo prima che facciano piazza pulita di quel che resta della organizzazione dei lavoratori e che solo un movimento unitario dei lavoratori potrà impedire che su di essi vengano scaricati i costi della crisi.
Perciò si è deciso di verificare,nei luoghi di lavoro e nelle sedi di iniziativa sindacale,la possibilità di una risposta di lotta immediata,fin dai prossimi giorni,di fronte al nuovo attacco ai diritti sociali e politici dei lavoratori. Ma, per suscitare una nuova capacità di lotta,è stato detto,occorre proporre una piattaforma di obbiettivi chiari che costituiscano un’inversione di rotta rispetto all’approccio concertativo e rinunciatario degli ultimi anni.
Innanzitutto,di fronte alla crisi economica e produttiva in atto,ed al tema dei finanziamenti alle imprese,in particolare nel settore dell’auto e del suo indotto,di cui si sta discutendo in questi giorni,bisogna vincolare qualsiasi intervento pubblico di sostegno al blocco dei licenziamenti,facendo fronte al calo della produzione con una redistribuzione del lavoro esistente fra tutte e tutti,a parità di salario, escludendo il ricorso alla cassa-integrazione a zero ore,facendo gravare i costi di tali misure su imprese ed intervento pubblico,fissando,poi,un vincolo di tutela ambientale ad ogni misura di politica economica generale e settoriale,ponendo le aziende che vogliono licenziare personale o chiudere le attività di fronte alla prospettiva della nazionalizzazione da parte dello Stato con il controllo e la gestione democratica dei lavoratori per impedire che funzionino come i vecchi carrozzoni pubblici.
Poi,di fronte all’attacco alle libertà politiche insito nella limitazione del diritto di manifestazione pubblica ed alla rappresentanza pluralistica nelle istituzioni,bisogna suscitare un livello ampio di mobilitazione democratica e popolare nel Paese che sappia,nei fatti, respingere tali provvedimenti. Per questo,oltre a non accettare limitazioni antidemocratiche alla libertà alla libertà di manifestazione pubblica,Sinistra Critica propone,in vista della prossima scadenza elettorale del 6 e 7 giugno,la formazione,ad ogni livello istituzionale,di liste unitarie di una sinistra anticapitalista che sappia rinnovarsi nei programmi e nella sua pratica sociale,con una nuova strategia che punti ad essere espressione dei più autentici bisogni popolari,ponendo fine all’illusione,da molti praticata negli anni precedenti,che questi possano trovare espressione e soddisfacimento in un’alleanza di governo di centro-sinistra,guidata dal Partito Democratico che ha,ormai,dimostrato di essere uno dei pilastri portanti dell’attuale sistema economico e sociale e della trasformazione in senso autoritario del corrispondente sistema istituzionale.
Alla luce di tali priorità ,le compagne ed i compagni intervenuti l’intervento conclusivo ,hanno sottolineato il particolare impegno che andrà profuso,fin dai prossimi giorni,da ciascun militante dell’organizzazione,nei luoghi di lavoro e nel territorio,per fare vivere una tale impostazione politica nella realtà sociale e nell’iniziativa di lotta,partendo dalla consapevolezza che ci si trova di fronte alla possibilità di un nuovo inizio nella capacità di mobilitazione e di lotta del movimento operaio e democratico a cui noi,non da soli,possiamo concorrere,con particolare consapevolezza e come protagonisti.

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