domenica 26 aprile 2009

AMBIENTE, VEGETARISMO, ANIMALISMO


Il mondo moderno industrializzato minaccia l’ambiente in più modi. Si discute da anni come porvi rimedio, ma viene sempre trascurato un fattore fondamentale: l’allevamento di bovini e altri animali per l’alimentazione umana.
L’allevamento su vasta scala sia intensivo, dove gli animali sono costretti a vivere in modo incompatibile con le loro esigenze etologiche e fisiologiche, che estensivo, è insostenibile dal punto di vista ecologico,
La metà delle terre fertili viene usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi ecc, da destinare agli animali. Si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta fluviale, il polmone verde del pianeta, per fare spazio a nuovi pascoli a nuovi terreni da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertificano.
Per dare un’idea delle dimensioni del problema si pensi che ogni hamburgher importato dall’America Centrale comporta l’abbattimento e la trasformazione a pascolo di circa sei metri quadrati di foresta. Dopo pochi anni il suolo diventa sterile e gli allevatori passano ad abbattere un’altra foresta. Gli alberi abbattuti non vengono commercializzati, è più conveniente bruciarli sul posto.
Nelle zone più povere della terra è stato incentivato lo sfruttamento del suolo per le produzioni di cereali destinate ad essere esportate e successivamente utilizzate come mangime per l’allevamento intensivo, bestiame che si trasforma in tonnellate di carne e va a costituire la dieta squilibrata del Nord del mondo, dove l’emergenza sanitaria è ormai costituita dalla crescita dell’ obesità e da tutte le malattie connesse alla sovralimentazione e all’eccessivo consumo di prodotti animali, mentre il Sud del mondo si vede sottrarre le proteine vegetali con cui potrebbe garantire la sopravvivenza ai suoi abitanti.
Per ricavare raccolti sempre più abbondanti si fa un uso smodato di fertilizzanti che uccidono gli insetti nocivi per le colture ed erbicidi che uccidono le piante nocive, prodotti chimici che inquinano il suolo, l’acqua ed il cibo stesso, portando a zero la produttività di queste terre.
L’uso massiccio di fertilizzanti è impiegato alla pratica della monocoltura, che consente un’industrializzazione spinta: vengono standardizzate le tipologie di intervento, i macchinari, i tempi di lavoro, se i suoli fossero destinati a coltivazioni a rotazione per uso diretto umano, i prodotti chimici non sarebbero necessari, perché il suolo rimarrebbe fertile.
Nel trasformare vegetali in proteine animali, un’ingente quantità delle proteine e dell’energia contenute nei vegetali viene sprecata: il cibo serve infatti a sostenere il metabolismo degli animali allevati, ed inoltre vanno considerati i tessuti non commestibili come ossa, cartilagini e frattaglie e le feci. Esiste il cosidetto “indice di conversione” che misura la quantità di cibo necessaria a far crescere di 1 kg l’animale.
a un vitello per crescere servono 13 kg di mangime per aumentare di 1 kg
a un vitellone (un bue giovane) ne servono 11
a un agnello ne servono 24.
I polli ne richiedono solo 3 kg di cibo per peso corporeo.
Se si considerano anche gli scarti queste quantità vanno raddoppiate.
Un bovino ad esempio, ha un’efficienza di conversione delle proteine animali di solo il 6%, consumando 790 kg di proteine vegetali, produce solo 50 kg di proteine animali.
Il 70% dell’acqua consumata sul pianeta è destinata alla zootecnia e all’agricoltura, i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire gli animali.
Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, un bovino o un cavallo 50 litri, un maiale 20 e una pecora circa 10. Gli allevamenti consumano una quantità d’acqua maggiore di quella necessaria per coltivare soia, cereali o verdure per il consumo umano.
Le deiazioni degli animali da allevamento, milioni di tonnellate all’anno, hanno scarso contenuto organico e non possono essere usate come fertilizzati., lo smaltimento avviene per spandimento sul terreno e provoca un grave problema di inquinamento da sostanze azotate nelle falde acquifere, nei corsi d’acqua di superficie ecc.
Le parti di “scarto” degli animali uccisi, non utilizzabili: la testa, i visceri, gli zoccoli, il contenuto dell’intestino, le cartilagini, le ghiandole, fino a poco tempo fa venivano essicate e tritate in farine carnee. Dopo il caso “mucca pazza” questo non è più legalmente possibile!!
La pelle è usata nell’industria conciaria, che è una delle più inquinanti, responsabile dell’acidificazione di vasti territori agricoli e rende non potabili le acque della zona in cui sorgono.
E’ dimostrato come l’alimentazione basata sul consumo di carne da allevamenti sia negativa per l’ambiente, aggravi il problema della denutrizione nel mondo, sia crudele con gli animali e danneggi la salute.
E’ NECESSARIA UNA BATTAGLIA COMUNE, AFFINCHE’UN MAGGIOR NUMERO DI PERSONE PASSI AD UNA DIETA VEGETARIANA/VEGANA!!!


Movimento Animalista
Sinistra Critica Torino

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