martedì 7 luglio 2009

Ricostruzione sociale dal basso





Un altro mondo è ancora possibile!



Dall’8 al 10 luglio 2009 si riunirà di nuovo il vertice dei cosiddetti G8.
A L’Aquila!

Non ci siamo dimenticati di Genova 2001, delle violenze inaudite e gratuite, di quei giorni in cui furono sospesi tutti i diritti civili, dentro e fuori dalle piazze, dentro e fuori dalle caserme, dentro e fuori dagli ospedali.

Non ci dimentichiamo di Carlo Giuliani.

In quei giorni coloro che si sono autodefiniti “i grandi della terra”, elaborarono il nuovo credo della globalizzazione liberista che avrebbe dovuto garantire profitti a quanti avessero saputo approfittare del nuovo capitalismo transnazionale e della mondializzazione.

La delocalizzazione delle produzioni ha garantito profitti e speculazioni sui lavoratori sottopagati, sfruttati e precarizzati.
Welfare e diritti, conquistati in decenni di lotte e rivendicazioni sono stati smobilitati.

I beni comuni – acqua, cibo, conoscenza, salute – sono stati mercificati a beneficio dai grandi possessori di capitali mondiali.

Il capitale globale ha proposto di investire i surplus nella finanza, realizzando denaro dal denaro, e non più dal lavoro. Ha così costruito una “architettura finanziaria globale” che avrebbe dovuto consentire, ai governi consapevolmente complici, di armonizzare ogni situazione di difficoltà e di inasprimento delle disuguaglianze sociali.

Rispetto alle “promesse” del G8 di Genova, il bilancio è impietoso e la parola che risuona in tutto il Pianeta è una soltanto: crisi.

Questa è la crisi più grave degli ultimi 80 anni che ha prodotto:
• milioni di lavoratori disoccupati,
• chiusura di aziende,
• ristrutturazioni selvagge,
• crescita esponenziale del debito pubblico e diminuzioni del Pil,
• impoverimento diffuso delle persone, ovunque,
• distruzione dell’ambiente, crisi climatica ed energetica,
• l’acuirsi della guerra con politiche di riarmo assurde che sottraggono fondi ai servizi sociali.

I profitti della globalizzazione hanno incrementato il divario tra Nord e Sud del Pianeta, consentito speculazioni formidabili sull'ambiente e sui beni primari (a cominciare dall'acqua), imposto politiche di privatizzazione generalizzata.

I governi, approfittando del senso di paura e di smarrimento delle persone puntano a scaricare sui migranti, attraverso misure sempre più razziste e xenofobe, il fallimento delle loro politiche.

I profitti della globalizzazione non hanno placato la fame e la sete nel mondo.

Per la prima volta nella storia dell'umanità, il numero di uomini, donne e bambini che soffre di malnutrizione ha superato il miliardo.
Dopo essere decresciuta per 30 anni, la fame è tornata prepotentemente a crescere nel 21° secolo.
La crescita di questo ultimo anno è particolarmente impressionante, cento milioni in più nell’arco di dodici mesi. Non si tratta di cattivi raccolti o di sovrappopolazione, ma della crisi economica, che ha ridotto le paghe e fatto perdere il lavoro a molti.
La crisi silenziosa della fame, che colpisce un sesto dell'umanità, pone un serio problema alla pace e alla sicurezza mondiale.

In Africa il 73% delle terre coltivate sono a rischio desertificazione, e in Italia il 21% del territorio nazionale è esposto alla stessa sorte (soprattutto Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna).

Sono circa un miliardo le persone colpite dalla siccità in oltre cento Paesi nel mondo.
Si calcola che da qui al 2020, oltre 60 milioni di persone potrebbero migrare dalle zone desertiche dell’Africa sub-sahariana verso il nord- Africa e l’Europa.

Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza accesso all’energia elettrica.
La crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo che non hanno ancora accesso alla luce e all'energia elettrica oppure che non possono più permettersi di pagarla.
Non sono certo i agrocombustibili (l’industria degli agrocombustibili è la principale causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli su scala mondiale) nè il nucleare la soluzione che si sta globalmente profilando.

L'obiettivo dei G8, come sempre, è quello di rilanciare le politiche di un liberismo senza regole e che ha già mostrato gran parte del proprio fallimento.

Le politiche neoliberiste dei G8 globalizzano la povertà, distruggono l'ambiente e impongono un nuovo ordine mondiale economico, politico e militare.
È questa la globalizzazione che contestiamo.

Contestiamo inoltre la scelta di svolgere il G8 a L’Aquila, territorio terremotato e militarizzato da mesi, in cui sono stati già eliminati il diritto di spostamento, di riunione, di informazione, di gestione del proprio tempo e del proprio spazio anche intimo.
Si sta utilizzando L’Aquila come uno spazio in cui sperimentare un modello di gestione e di controllo non democratico delle persone e di superamento dell’autonomia politica delle istituzioni locali.

Facciamo appello alle Associazioni, alle Reti, ai Movimenti, ai Sindacati, ai Partiti, alle persone e a quanti concordino con queste considerazioni per promuovere un percorso di Ricostruzione Sociale dal Basso nei tempi e con le modalità che insieme ci daremo.




Primo appuntamento:

mercoledì 8 luglio 2009

dalle ore 10 alle ore 18
presidio di informazione e controinformazione in Piazza Castello a Torino

alle ore 21
incontro pubblico sul tema della crisi economica e finanziaria, del lavoro e della precarietà (Centro di incontro C.so Belgio 91 - Torino).




Voglia di Futuro
Medicina Democratica
Cantieri di Pace
Il Girasole
Forum Ambientalista Piemonte
Comitato NO-TAV Torino
Coordinamento Comitato Notangest
Fiom CGIL Torino
Rete 28 aprile nella CGIL per l’indipendenza e l’utonomia sindacale Lavoro e Società area programmatica nella CGIL
Sinistra Critica
PRC Federazione Provinciale di Torino
PRC Chieri- Cambiano
PRC-SE Gruppo consiliare regionale
Ecologisti uniti a sinistra - SE Gruppo consiliare regionale
Comitato politico regionale PRC
Sinistra Democratica Gruppo consiliare regionale

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