martedì 22 settembre 2009

Il 17 ottobre contro il razzismo per non pagare la crisi


Razzismo istituzionale, sfruttamento su larga scala dei lavoratori e delle lavoratrici migranti, respingimento dei richiedenti asilo ai paesi di provenienza, contrasto militare delle imbarcazioni dei migranti nel mar Mediterraneo fino a farlo diventare il più grande cimitero d’Europa. Ha preso forma un razzismo di matrice istituzionale che alimenta e amplifica una deriva securitaria, presente nel paese, che si traduce in più controlli, disciplina e repressione dei diritti e della libertà di movimento dei migranti. Il pacchetto sicurezza insieme a protocolli e regolamenti locali, di amministrazioni di sia di centrodestra che di centrosinistra, introducono norme discriminatorie che rappresentano un salto di qualità nelle politiche sull’immigrazione. In questo modo non si combatte la cosiddetta immigrazione clandestina, come sostengono i razzisti nostrani, ma si “produce” nuova clandestinità. Legare il permesso di soggiorno a un contratto di lavoro significa subordinare i diritti, la cittadinanza, la vita associativa, la presa di parola dei e delle migranti al mercato, allo sfruttamento del lavoro e delle vite di milioni di uomini e donne. I nuovi lager denominati CIE ( Centro di Identificazione e Espulsione ) fanno il resto. Sono luoghi, vere e proprie carceri, in cui i migranti sono considerati delle non-persone, soggetti a una legislazione speciale. Infatti l’introduzione del reato di clandestinità è funzionale a quella precarietà dell’esistenza strettamente connessa alla precarietà del lavoro dei migranti. Crisi economica e razzismo vanno di pari passo, far pagare la crisi ai lavoratori, ai precari, ai pensionati alimenta il razzismo.Si sta assistendo a un ritorno nella “clandestinità” di molti lavoratori e lavoratrici migranti che hanno perso il posto di lavoro ai quali è impedito nei fatti anche l’accesso ai servizi sociali fondamentali. Fare “terra bruciata” attorno ai “clandestini”, in un paese che non prevede la possibilità concreta di ingresso regolare, non è uno slogan solo dell’estremismo xenofobo di stampo leghista ma una precisa scelta politica che applica conseguentemente la legge Bossi-Fini. Mai come in questo momento le responsabilità dei governi di centrosinistra, con il supporto dell’ex sinistra radicale, per non aver abrogato quella legge razzista sono così pesanti ed evidenti.
Si è lasciato spazio al razzismo della Lega nord, diventato oggi uno degli strumenti per far pagare la crisi ai lavoratori e alle lavoratrici, innanzitutto migranti. Indicare i migranti come nemico principale serve a distogliere l’attenzione dalle responsabilità dei banchieri, finanzieri e speculatori.
E’necessario che si apra una nuova stagione dell’antirazzismo.
Il razzismo e lo sfruttamento del lavoro migrante passano ormai per una gamma di forme e modalità che vanno dalla quasi schiavitù ad una precarietà specifica dovuta al legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. C’è la necessità di ripensare forme politiche e sindacali che siano all’altezza dell’attuale attacco ai diritti dei migranti, per difenderli ma anche per conquistarne di nuovi. Aprire nuovi conflitti, sperimentare forme di partecipazione, contaminare culture, non pagare la crisi sono gli obiettivi che ci si deve porre.
Le reti dei migranti e antirazziste che in questi anni hanno puntato sull’autorganizzazione e la mobilitazione dei migranti sono chiamate a questo difficile compito. Un compito che si assume anche Sinistra Critica con la consapevolezza che la questione dei diritti e del lavoro migrante è una questione di classe per il moderno proletariato.
E’ per questo che la manifestazione nazionale del 17 ottobre a Roma diventa un appuntamento molto importante per rilanciare le lotte antirazziste e dei migranti.

Sinistra Critica
movimento per la sinistra anticapitalista

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