mercoledì 21 ottobre 2009

PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO DEL MOVIMENTO ANIMALISTA DI TORINO SUI TEMI:


“LO SFRUTTAMENTO DEGLI ANIMALI”
“LO SFRUTTAMENTO DELL’AMBIENTE”
“DANNI ALLA SALUTE”


Una delle categorie verso le quali i crimini e la sopraffazione sono tanto crudeli e atroci quanto ingiusti e incivili, sono gli animali non umani. Essi sono senzienti, provano dolore e sentimenti e, in quanto tali devono essere titolari di alcuni diritti fondamentali, quali il diritto alla vita, alla libertà, a non essere soggetti a tortura, a non essere ridotti in schiavitù.
La lotta contro lo sfruttamento, la prevaricazione e le barbarie capitalista vanno rivolte non soltanto al riscatto delle vittime umane, bensì alla salvaguardia degli oppressi non umani.
La visione antropocentrica degli uomini e delle donne non è un dato innato ma è il prodotto dei rapporti di produzione e di organizzazione della società ereditati dall'avvento della pastorizia e dell'agricoltura e non più messi in discussione perchè funzionali alle classi dominanti.
E', infatti, solo grazie all'inizio dello sfruttamento socialmente organizzato dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sull'animale che si impongono le gerarchie di classe, di genere, di "razza".Parallelo è stato il processo di autodivinazione di una parte degli uomini e la speculare retrocessione a "cosa" degli esseri animali e, di conseguenza, di una parte di altri esseri umani.
Non "gli uomini" in generale, quindi, ma le "elites" hanno eleborato, diffuso e imposto l'ideologia della superiorità spirituale dell'uomo e del suo (cioè delle classi dominanti) diritto di disporre a piacimento del cosmo.
Poichè le radici del dominio sono tanto radicate e lontane nel tempo, la realizzazione di un ordine sociale giusto e un rapporto equo solidale con il mondo naturale, ha bisogno di un pensiero critico e di una politica rivoluzionaria.
Nella realtà attuale essere partigiani dei diritti degli animali significa combattere la logica distruttiva del capitalismo. Una logica che presuppone delle strutture sociali (divisioni in classi, sfruttamento economico, ruolo garante dei privilegi da parte dello stato) che si sono imposte nella storia migliaia di anni fa attraverso l'oppressione di uomini e animali.
La lotta per la liberazione animale è, per noi, necessariamente unita all'obiettivo della liberazione umana e l'animale umano è l'animale che deve iniziare la rivoluzione che l'intera natura sta aspettando da lui.
La partecipazione al movimento animalista che si batte per i diritti degli animali in quanto esseri senzienti è una scelta non solo basata su motivazioni etiche e morali, importanti ma non in grado da sole, di cambiare lo stato di cose esistenti.
Il nostro impegno nasce da una visione antispecista del rapporto tra l'animale-uomo e il resto della natura.
Il tutto si inscrive in una prospettiva di sviluppo sostenibile a livello globale. Solo nella riduzione dello sfruttamento e del consumo di animali nei ricchi paesi industrializzati risiedono orizzonti di riscatto per le popolazioni del Sud del mondo, le cui risorse naturali vengono depredate in enormi quantità per essere impiegate negli allevamenti.
L'allevamento su vasta scala sia intensivo, dove gli animali sono costretti a vivere in modo incompatibile con le loro esigenze etologiche e fisiologiche, che estensivo, è insostenibile dal punto di vista ecologico.La metà delle terre fertili viene usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi ecc, da destinare agli animali. Si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta fluviale, il polmone verde del pianeta, per fare spazio a nuovi pascoli a nuovi terreni da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertificano.
Per dare un’idea delle dimensioni del problema si pensi che ogni hamburgher importato dall’America Centrale comporta l’abbattimento e la trasformazione a pascolo di circa sei metri quadrati di foresta. Dopo pochi anni il suolo diventa sterile e gli allevatori passano ad abbattere un’altra foresta. Gli alberi abbattuti non vengono commercializzati, è più conveniente bruciarli sul posto.
Le deiazioni degli animali da allevamento, milioni di tonnellate all’anno, hanno scarso contenuto organico e non possono essere usate come fertilizzati., lo smaltimento avviene per spandimento sul terreno e provoca un grave problema di inquinamento da sostanze azotate nelle falde acquifere, nei corsi d’acqua di superficie ecc.
Il 70% dell’acqua consumata sul pianeta è destinata alla zootecnia e all’agricoltura, i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire gli animali.
Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, un bovino o un cavallo 50 litri, un maiale 20 e una pecora circa 10. Gli allevamenti consumano una quantità d’acqua maggiore di quella necessaria per coltivare soia, cereali o verdure per il consumo umano.
Iniziare una politica di supporto concreto alle produzioni alternative sostenendo i circuiti del commercio equo solidale, sostenendo coloro che adottano produzioni eco-compatibili, eticamente condivisibili, biologiche favorendo quindi un consumo critico.
È considerato normale usare gli animali per tutto quanto ci pare "utile" o "divertente": tenerli prigionieri in gabbie nei circhi e negli zoo, comprarli nei negozi, usarli nei laboratori, mangiarli, usare la loro pelle e pelliccia, è ormai così abituale che non ce ne accorgiamo nemmeno, e non ci rendiamo conto della sofferenza che, senza farlo apposta, la nostra vita di tutti i giorni causa a milioni di animali.
⇒ Far soffrire e morire gli animali è in nostro potere, non è un nostro diritto; è anche in nostro potere, e nostro dovere, evitarlo. Il nostro invito è non continuare a fare del male a causa di una non-scelta. Per poter scegliere, occorre sapere, conoscere la realtà dello sfruttamento degli animali, e conoscere le tante alternative possibili per evitarlo. ⇐
Noi vorremmo che ciascuno se ne accorgesse, e che capisse che, con un nostro semplice cambiamento di abitudini, tutti questi animali possono essere salvati.
Non tutti sanno che nel 1978 nella sede dell'Unesco a Parigi, veniva proclamata la dichiarazione universale dei diritti degli animali, riconoscendo a tutti gli esseri viventi umani e non, l'eguale diritto all'esistenza sulla terra, nel rispetto degli equilibri naturali proponendo regole di comportamento umano nei vari settori dove l'uomo si incontra o si scontra con la natura e con gli animali.

Il consumo eccessivo di alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte e derivati) sono pericolosi e inadatti all’organismo umano e porta a tutte quelle malattie degenerative che costituiscono le prime cause di morte nei paesi ricchi.
Secondo un rapporto del Surgeon General degli Stati Uniti, più di 1,5 dei 2,1 milioni di decessi riscontrati nel 1987 possono essere messi in relazione a fattori alimentari
soprattutto al consumo di grassi saturi e al colesterolo.
I prodotti di origine animali sono ricchi di questi grassi , mentre i vegetali ne sono poverissimi, possiedono il medesimo contenuto proteico delle carni e possono soddisfare il fabbisogno di aminoacidi essenziali e non: legumi, cereali integrali,verdure, semi oleosi, noci contengono tutti gli aminoacidi. Le proteine della soia, inoltre, equivalgono nutrizionalmente a quelle animali.

Siamo consapevoli che il percorso per acquisire una coscienza antispecista nella pratica e non solo a livello teorico, sia lunga e dagli esiti non scontati, ma il nostro impegno deve essere quello di portare avanti un serio lavoro di ricerca e di escludere
iniziative e consuetudini che possano far percepire alle compagne e ai compagni animalisti, antivivisezionisti, vegetariani/vegani la propria estraneità.

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