lunedì 21 dicembre 2009

Contro la crisi, unire le lotte, rafforzare l'autorganizzazione, costruire una nuova sinistra


Documento conclusivo del Coordinamento nazionale di Sinistra Critica - 19-20 dicembre 2009 (approvato all'unanimità)

1. La situazione politica italiana continua a presentare una instabilità crescente e una crisi di sistema che fa il paio con la più grave crisi sociale ed economica del dopoguerra.
Il governo Berlusconi continua ad attaccare le conquiste e i diritti del mondo del lavoro, spalleggiando Confindustria e puntando ad accentuare le divisioni tra i lavoratori, acquisendo la complicità di Cisl e Uil (e Ugl) e tentando di isolare Cgil e sindacati d base; attraverso continui provvedimenti di vero e proprio razzismo istituzionale, veicolati in particolare dalla Lega Nord, alimenta una guerra tra poveri, anche per nascondere e distrarre dalle responsabilità vere della crescente crisi sociale; prosegue progressivamente una politica di espropriazione dei beni comuni, come dimostra la privatizzazione dell'acqua, e rende inagibili le libertà individuali, sessuali, i diritti e le conquiste delle donne - come dimostra, come ultimo esempio, il caso del divieto di prescrizione e diffusione della RU486; continua la politica imperiale di guerra legata alle missioni militari, aumentando il contingente in Afghanistan e allineandosi alle strategie degli Usa e della Nato; utilizza il terremoto in Abruzzo per sperimentare una gestione sociale e territoriale che attraverso la “emergenza” riduce gli spazi della partecipazione e del controllo pubblico; coarta i diritti individuali e manifesta l’intenzione politica, sia pure per il momento solo a parole, di modificare la Costituzione e i suoi pilastri a partire dall'autonomia della magistratura e delle prerogative del Parlamento, già espropriato di fatto negli ultimi 20 anni attraverso il continuo utilizzo della decretazione d’urgenza e il ricorso al voto di fiducia con il conseguente spostamento di decisioni verso soggetti esterni.

2. Un governo pericoloso, dunque, da contrastare radicalmente e sconfiggere politicamente e socialmente. Non siamo alla vigilia del fascismo e non ci sembra siano reali i rischi di eversione costituzionale. La pericolosità del berlusconismo è di altra natura, diversa sul piano politico e culturale, non per questo meno inquietante. Si tratta piuttosto di un'americanizzazione isterica della vita politica, che poggia sul rapporto diretto tra leader e popolo e limita le prerogative di tutti i corpi intermedi, istituzionali, sociali e economici; poggia su una passivizzazione sociale che rende più efficace l'impasto tra cultura di impresa, potere dei media e adesione a una società spappolata da venti anni di politiche liberiste e da un'aggressione senza precedenti, nel dopoguerra, al lavoro salariato; a sua volta, il berlusconismo agisce, alla ricerca di un'egemonia ideologica, su quella stessa società guidandone, a fini elettorali, gli istinti peggiori a partire dalla xenofobia e dal razzismo come ben dimostra il comportamento della Lega Nord.

3. Allo stesso tempo, però, il berlusconismo, e la stessa attuale maggioranza di governo, conosce una crisi strisciante: non padroneggia la crisi e non offre risposte agli strati popolari; non gode di un rapporto stabile e consolidato con il capitalismo italiano e internazionale a cui non riesce a garantire la governabilità di cui questo ha bisogno; non padroneggia il proprio blocco sociale con un sud che soffre dello strapotere del nord e un nord, leghista, che, sia pure in una dinamica di crescita del potere e dell'insediamento istituzionale del Carroccio, non ottiene ancora quello che aveva promesso; non poggia il proprio potere, reale, su un apparato ideologico e culturale di ampio spessore fatta eccezione per la pervasività delle televisioni e dei media in generale. Un governo che, di fronte alla crisi economica, potrebbe (e dovrebbe) essere aggredito e stretto alla difensiva da una mobilitazione di massa, sociale, antagonista, in grado di difendere, e unire, le vertenze aziendali, le lotte per il lavoro, i comitati in difesa dei territori e dei beni comuni, i migranti, gli studenti.

4. La minoranza parlamentare oscilla invece tra un antiberlusconismo radicale, spesso astratto e privo di contenuto sociale e un approccio concertativo e “responsabile” – anche perché corresponsabile di molti provvedimenti che oggi si contestano al governo Berlusconi, che già il centrosinistra aveva anticipato (pensiamo all’utilizzo degli accantonamenti del Tfr, alla revisione dei coefficienti pensionistici, alle politiche di guerra e così via…).
Quanto alla sinistra extraparlamentare, nelle sue espressioni più rilevanti si accoda ora all'una, ora all'altra impostazione, incapace di esprimere una strategia non subalterna e fuori dalle secche del politicismo istituzionalista.

5. L'antiberlusconismo radicale, che si esprime attraverso la forza dell'Idv di Di Pietro o attraverso manifestazioni come il NoBday, ha acquisito un ruolo e una rilevanza incontestabili. Ma non sembra oggi essere il movimento che possa impensierire il governo. Dalla radicalità delle argomentazioni e dalla contestazione del personaggio Berlusconi non sembra discendere, infatti, una capacità di presa sugli effetti della crisi, una critica agli attuali assetti sociali, ma anche democratici, e una capacità di incidere nella profondità della società italiana fornendo una sponda politica al malessere sociale e alle lotte in corso.
Noi pensiamo che un'interlocuzione con questi movimenti sia utile e vada perseguita ma crediamo, allo stesso tempo, che il compito principale sia quello di lavorare per ri/costruire, in termini efficaci e credibili, un autonomo punto di vista della sinistra di classe e una sua autonoma e credibile forza politica.

6. Autonoma innanzitutto sul piano politico dal centrosinistra che ancora costituisce un elemento inaggirabile della crisi italiana, per le responsabilità che porta nella storia recente e per il ruolo, ormai strutturale, di puntello consapevole della torsione autoritaria che vive l'Italia e di cui Berlusconi rappresenta certo la punta di diamante. Parliamo di quel centrosinistra che si astiene sulla "riforma" della Pubblica amministrazione voluta dal ministro Brunetta; che ha "scippato" il Tfr ai lavoratori spianando la strada a Tremonti; che ha avviato la privatizzazione dell'acqua, oggi completata dalla destra; che ha “inventato” i centri di detenzione per migranti, incattiviti e resi più duri dai provvedimenti leghisti; che offre un consenso esplicito all’indecente decreto di proroga delle missioni militari.
Se oggi Berlusconi appare forte, ed è pericoloso, è anche per responsabilità diretta del centrosinistra che, invece di apprendere le lezioni del passato, continua con le sue scelte suicide e antipopolari, come dimostrano le recenti aperture all'Udc e alla giunta Lombardo in Sicilia (per non citare candidature alle regionali come quella di Penati in Lombardia). La sinistra, cosiddetta radicale, avviluppata nella crisi che essa stessa ha contribuito a generare, per uscirne non trova di meglio che aggregarsi di nuovo al carro del Pd. Per questo persegue la costruzione di alleanze in tutte le Regioni, o quasi, spingendosi fino ad accettare accordi elettorali con l'Udc. In questo modo non fa altro che voltare le spalle, in termini di credibilità e di efficacia, alle lotte in corso o ai movimenti di massa.
Alla Federazione della sinistra, che propone un incontro di tutte le opposizioni (a partire dall’Udc…), quasi un nuovo “Cln” per rispondere all’emergenza democratica, rispondiamo invece con la necessità di rilanciare l’iniziativa sociale, di generalizzare le resistenze e le vertenze come perno per un’opposizione efficace al governo, in grado di metterlo in difficoltà, in autonomia da chi è stato ed è attore di politiche liberiste e contrarie agli interessi dei lavoratori.

7. Contro la crisi unire le lotte, organizzare la resistenza e l'autorganizzazione, costruire una nuova sinistra a partire dalla valorizzazione delle moderne forme di conflitto e dei movimenti.
Questo rende necessaria una risposta generale unificante, di cui però occorre costruire le condizioni. Lo sciopero generale che serve non può ridursi all'autoaffermazione di organizzazioni ma va costruito con un ruolo protagonista delle situazioni di lotta, su una piattaforma indirizzata ad un’efficace difesa del lavoro e del reddito per tutte e tutti.
Anche per questo le/ nostre/i compagne/i iscritte/i alla Cgil sostengono in questa fase congressuale la battaglia del documento alternativo.
Allo stesso modo guardiamo con interesse e cercheremo di contribuire ai percorsi di unificazione dei sindacati di base.

8. Questione sociale e questione democratica si tengono insieme e solo con un nuovo protagonismo dei soggetti sociali possiamo battere la tendenza autoritaria oggi presente in Italia, allargando gli spazi di democrazia e difendendo quelli esistenti.
Tra i movimenti che oggi ancora riescono a esprimere una loro iniziativa è importante sottolineare il significato della contestazione al vertice di Copenaghen che ha mostrato, sul piano internazionale, la vitalità di una risposta alternativa che ripercorre le quantità e le qualità del movimento antiglobalizzazione. “Da Seattle a Copenaghen” – e “da Porto Alegre”, visto il ruolo fondamentale dei movimenti latinoamericani nella capitale danese - ci sembra uno slogan efficace per descrivere la mobilitazione attorno alla giustizia climatica e la necessità di estenderla sul piano nazionale. Come Sinistra Critica ci impegniamo in questa direzione.
Contro la decisione del governo di privatizzare l’acqua e di avviare la costruzione di nuove centrali nucleari si è già mobilitato un ampio fronte di forze sociali, politiche ma soprattutto di comitati e gruppi locali. Crediamo sia utile che l’insieme di queste forze si coalizzi in comitati unitari e in un’iniziativa nazionale che potrebbe anche arrivare a realizzare una campagna referendaria per chiedere l’abolizione di quelle leggi – come già alcuni propongono – evitando che si risolva solamente in un’occasione di propaganda per le prossime scadenze elettorali.

9. Come iniziativa principale e permanente dei prossimi mesi, Sinistra Critica si impegna alla realizzazione di una “Campagna nazionale contro la crisi e il razzismo”. Una campagna che metta al centro la crisi, appunto, e la necessità di unire le lotte, estendere il conflitto e l'autorganizzazione, realizzare una solidarietà ed un impegno comune reale e concreto con le/i migranti.
"Le nostre vite valgono più dei loro profitti", sarà il messaggio che veicolerà la nostra attività in stretta relazione con le vertenze aziendali e la difesa del posto di lavoro; con i comitati territoriali a difesa e salvaguardia dell'ambiente; con le lotte degli studenti, dei precari e dei ricercatori della scuola e delle università; con i diritti di libertà e liberazione delle donne, dei movimenti Lgbt; a fianco dei percorsi di autorganizzazione dei, delle migranti; con chi si batte per la libertà di espressione e di comunicazione; con le associazioni, comitati e gruppi contro la guerra. Una campagna che si snoderà per un periodo lungo e che vedrà due momenti centrali nel mese di marzo, con un Convegno nazionale contro la crisi e a luglio in occasione del Campo Giovani Internazionale, occasione anche di una Festa nazionale di Sinistra Critica.

10. Sulle regionali ribadiamo un punto di vista semplice ed essenziale: crediamo che ci sia l’esigenza di costruire alle prossime Regionali, liste anticapitaliste e ecologiste attorno a tre caratteristiche: alternativa al centrodestra ma anche al centrosinistra; rinnovamento del personale politico e dei simboli; apertura reale ai movimento e ai conflitti sociali. Siamo disposti a partecipare alla costruzione di queste liste con chiunque si renda disponibile e pensiamo che nell'attuale crisi italiana, l'esplicitazione di un punto di vista alternativo, di classe, ecologista, femminista, antirazzista possa costituire un contributo vitale a una nuova prospettiva. Lavoreremo, senza presunzioni né primogeniture, a questa ipotesi. Lo faremo con serietà senza arrenderci di fronte a sordità o a eventuali fallimenti. Ci sembra chiaro che, nel caso questa ipotesi di lavoro non dovesse essere presente alle prossime Regionali, rimane una prospettiva necessaria per contrastare la scomparsa di una sinistra alternativa e anticapitalista e per questo certamente non dovrà mancare alle prossime elezioni politiche.
(approvato all'unanimità)

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