sabato 9 gennaio 2010

Regionali, Sinistra Critica: Basta con il Pd, la sinistra presenti liste alternative


Serve una risposta anticapitalista e ecologista alla crisi e al razzismo

Il disastro del centrosinistra in relazione alle prossime Regionali è sotto gli occhi di tutti. Non solo dal punto di vista amministrativo e di governo le Regioni del Pd lasciano un'eredità negativa ma anche dal punto di vista della politica e delle prospettive immediate i comportamenti di quel partito danno ragione a chi sostiene, da molto tempo, l'impossibilità di alleanze di governo con il Pd.
Il caso della Puglia o del Lazio, nella loro opacità e tatticismo, sono emblematici, così come il bilancio di governo di tante altre regioni, come la Campania, la Calabria, il Piemonte, la Toscana, l'Emilia, la Liguria, l'Umbria, in cui, con politiche antipopolari e antiecologiche, si è contribuito a spianare la strada alla destra.
Anche per questo crediamo che ci sia l’esigenza di costruire alle prossime Regionali, liste anticapitaliste e ecologiste attorno a tre caratteristiche: alternativa al centrodestra ma anche al centrosinistra; rinnovamento del personale politico e dei simboli; apertura reale ai movimento e ai conflitti sociali. O con il Pd o con le ragioni di un'alternativa possibile per quanto tutta da costruire.
Siamo disposti a partecipare alla costruzione di queste liste con chiunque si renda disponibile e pensiamo che nell'attuale crisi italiana, l'esplicitazione di un punto di vista alternativo, di classe, ecologista, femminista, antirazzista possa costituire un contributo vitale a una nuova prospettiva. Sta a tutte le altre forze della sinistra implicate in questa dinamica dire da che parte stare.

Flavia D'Angeli, Piero Maestri, portavoce nazionali di Sinistra Critica

Regionali, la scomparsa della sinistra

Accade a sinistra
Maltrattata, messa da parte, subordinata alle scelte che Pd e Udc prendono in altre stanze ha solo una possibilità per riemergere: lasciare il Pd al suo destino, presentare liste omogenee in tutta Italia alternative a centrodestra e centrosinistra. E provare così a risorgere



di Salvatore Cannavò [ www.ilmegafonoquotidiano.it ]

Tutto qui? Il meglio che ci possa capitare è dunque Emma Bonino o Nichi Vendola? E' questa la bandiera che la sinistra variamente organizzata è in grado di presentare e offire alle prossime elezioni Regionali? E' chiaro che lo smottamento e la destrutturazione del concetto stesso di sinistra sono piena fase avanzata.
La situazione rischia di essere comica. Intanto per lo spettacolo che il Pd ha offerto di sé al Paese e ai suoi elettori. L'eterna oscillazione, l'eterna sindrome morettiana (quello di Palombella Rossa) del "fare finta di tirare a destra per poi tirare a sinistra" con il portiere avversario che para; l'eterno opportunismo e burocratismo pallido. Come nelle primarie. Prima vengono esaltate e mitizzate come lavacro democratico e palingenesi della politica. Poi, quando davvero servono, in Puglia nell'affaire Vendola, nel Lazio, oppure in Umbria dove si fanno la guerra veltroniani e dalemiani, vengono scansate come un ingombro. Da non credere. La comica diventa drammatica e si avvia a trasformarsi in tragedia all'uscita del responso elettorale.
Ma il problema più grave riguarda la cosiddetta sinistra. Che, a parte il caso Vendola (ma come finirà?) non tocca palla. Non viene consultata nella scelta delle candidature commentandole il giorno dopo, ripagata così nel peggiore dei modi nella sua totale subordinazione alle scelte Pd. Poi, per peggiorare la situazione, cerca di divincolarsi da questa condizione supina cercando di fare asse con Di Pietro e l'Idv il quale però, a sua volta, cerca solo di alzare il prezzo della propria alleanza con il Pd. E il quadro si fa sempre più desolante. Intanto perché un bilancio serio sull'attività di governo che ha visto, negli ultimi cinque anni, le due principali forze di sinistra, Federazione e Sel, governare in dieci regioni, non viene fatto. Anche perché è un bilancio del tutto negativo. Il Lazio è finito sommerso dalla vicenda Marrazzo che si è portata via il buco della Sanità e la politica antipopolare in tema di inceneritori e discariche: la Toscana è un capitolo fatto di privatizzazione dell'acqua, scempio edilizio e abuso ecologico; la Campania, un buco nero che compete in opacità, malaffare e corruzione solo con la Calabria; la "Puglia migliore" ha dovuto cambiare mezza giunta regionale per motivi giudiziari e solo a fine legislatura ha chiesto scusa, nei fatti, a quel Riccardo Petrella defenestrato dalla presidenza dell'Acquedotto pugliese. Insomma, inaugurata nel 2005 dall'allora Prc, nel pieno della svolta di governo, delle primarie pugliesi e della, allora, futura e annunciata vittoria dell'Unione contro le destre, il governo del centrosinistra naufraga nelle Regioni come è naufragato a livello nazionale.
Però viene reiterato. Al di là delle chiacchiere, ad oggi sia Federazione che Sel vogliono siglare gli accordi ovunque (e si parla anche di un accordo tra le due forze per superare eventuali sbarramenti del 4%). In Lombardia la Federazione farebbe l'accordo anche con Penati dopo aver subito da quest'ultimo la cacciata dalle provinciali in campagna elettorale. Nei siti web e nei blog di sinistra Emma Bonino viene definita potabile e ormai già digerita - oggi ha ricevuto un implicito endorsement dal manifesto - mentre sulle altre candidature non si è neanche alzata un'obiezione. E' stato un disastro il governo Prodi nel 2006, non è difficile prevedere un'altra disfatta quest'anno. A partire dalla Puglia dove ormai a Vendola, incaponito a presentarsi con il Pd, restano tre soluzioni tutte perdenti: vedersi sostituito da Boccia, correre e essere accusato della sconfitta; essere accettato dal Pd, correre contro Pdl e Udc, ed essere accusato della sconfitta; ritirarsi, e quindi perdere (certo, gli resta la possibilità di correre e vincere, come l'altra volta, ma dovrà farlo con quel Pd che oggi lo odia....auguri).
E invece la situazione lascia spazio all'unica strada utile da percorrere. Una sinistra che si sganci programmaticamente e politicamente dal Pd - quindi dappertutto, in forma organica - , che si riapra al mondo e alla vita, che provi a definire un proprio programma contro la crisi, che si dia un profilo anticapitalista, ecologista, femminista, attento ai diritti (come invece riescono a fare solo i radicali) e in grado di presentare una sua proposta autonoma, con proprie candidature regionali e con un progetto di medio-lungo respiro, un'ipotesi di ricostruzione di una soggettività critica e alternativa all'esistente. Lasciando il Pd al suo destino e non rincorrendolo fin dentro le stanze di Casini e dell'Udc (ricordate? quella di Cuffaro e soci). Si corre il rischio di far vincere la destra? La destra ha già vinto grazie agli errori della sinistra. Facendo altri errori e condannandosi alla scomparsa, la destra sarà solo più forte.

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