venerdì 7 maggio 2010

La crisi fa capolino in Italia


Avvertimento obliquo dell'agenzia Moody's: attenti che se si scatena la speculazione il vostro sistema bancario non regge. Berlusconi non commenta. Tremonti interviene alla Camera e non li cita nemmeno ma parla a un'aula semideserta. La Grecia intanto approva il piano con i voti del Pasok e dell'estrema destra. Il Pd avrebbe fatto lo stesso


Salvatore Cannavò
Mentre il Parlamento greco ha oggi approvato il piano di austerità con i soli voti della maggioranza di governo e del partito di estrema destra Laos, il dibattito sulla crisi è sbarcato in Italia "grazie" all'ennesimo report dell'ennesima agenzia di rating, Moody's che ha puntato il dito contro la presunta fragilità del sistema bancario italiano. Una dichiarazione che ha affondato la borsa di Milano (-4,6%) ma che non è bastata a ravvivare un dibattito parlamentare svoltosi praticamente in un'aula deserta.
Il governo Papandreu ha ottenuto il via dal Parlamento greco con 172 voti a favore, 121 no e 3 astenuti, tutti e tre del Pasok e che per questo sono stati espulsi dal gruppo parlamentare. I conservatori di Nd - con l'eccezione dell'ex ministro degli Esteri Dora Bakoyannis - e i partiti della sinistra, Kke e Syriza, hanno votato contro. Mentre il Parlamento votava, fuori, circa 10mila persone hanno partecipato alle manifestazioni indette dai sindacati e dal Kke. Sindacati che hanno annunciato un nuovo sciopero generale per la prossima settimana.
Ma la crisi oggi è sbarcata prepotentemente in Italia con il rapporto diffuso in mattinata dall'agenzia Moody's. «L'Italia è un paese con un sistema bancario finora piuttosto solido» si legge nel rapporto, «ma nel quale il rischio maggiore è rappresentato dal rischio di contagio nel caso dovessero aumentare le pressioni dei mercati sul debito sovrano». Moody's evidenzia come «ognuno dei sistemi bancari di questi paesi deve affrontare sfide di diverso livello», anche se «il rischio di contagio potrebbe attenuare tali differenze ed esporle tutte a minacce reali e generalizzate». In particolare, l'agenzia conferma come il Portogallo sia «sotto stretta osservazione» ed anticipa «un possibile abbassamento del rating di tutte le banche» lusitane. In ogni caso, l'elemento fondamentale, ammette Moody's, sara «il giudizio del mercato sul successo o meno del pacchetto di aiuti alla Grecia».
Da notare lo stile falsamente scientifico con cui si fa riferimento "al mercato" e alla sua possibile pressione sul sistema bancario. L'affermazione andrebbe letta molto più chiaramente in questo modo: se la speculazione internazionale decide di colpire il sistema bancario italiano, non siamo sicuri che questo regga. Un'affermazione del tutto evidente e che getta uno squarcio di verità su quanto sta avvenendo sui mercati finanziari internazionali ma anche sullo stesso ruolo delle agenzie di rating. E' stato addirittura Romano Prodi a dover ricordare che Moody's era la stessa che «assegnava 10 e lode a Lehman Brothers» prima che questa fallisse.
Insomma, le valutazioni dell'agenzia americana non vengono prese sul serio più di tanto ma non c'è molto da scherzare. La riduzione del rating sul Portogallo significa semplicemente un via libera alla speculazione e la tenuta dell'euro non è così certa se, ancora Prodi, eurottimista convinto dichiara che «l'euro non rischia se c'è saggezza, se prevalgono pulsioni suicide tutto è possibile». Intanto la moneta unica è in una fase di grande debolezza contro il dollaro e oggi ha toccato il minimo storico contro il franco svizzero.
Ma la situazione non è bastata a destare l'attenzione del Parlamento che nel pomeriggio ha fatto finta di ascoltare l'informativa urgente del ministro Tremonti. Urgente a parole ma non nei fatti. Nell'emiciclo di Montecitorio abbiamo contato una decina di deputati del Pdl, una quarantina del Pd, due o tre dell'Idv, una dozzina dell'Udc, due della Lega e altri sparsi. Poco più di 70 su 630 componenti la Camera. Una prova di sensibilità politica e di dignità istituzionale che la dice lunga sul ruolo del Parlamento italiano.
Eppure, Tremonti ha esordito dicendo che la crisi riguarda tutti, che l'attacco speculativo riguarda la zona euro e che la crisi non è mai finita, essendo questa solo la seconda parte di un'unica crisi «sistemica» scoppiata due anni fa. Nulla quanto a proposte incisive ma grande responsabilità istituzionale.
Un intervento che non ha registrato praticamente opposizione, con il ministro in grado di assentire più volte durante l'intervento di Piero Fassino, fatto a nome del Pd, che ha rivendicato i meriti del precedente governo in tema di risanamento finanziario, ha mostrato vicinanza al "compagno" socialista Papandreu, ha chiesto una forte propensione europeista e un po' di soldi per la crescita economica. Un intervento che avrebbe quasi potuto fare Tremonti e che non ha chiesto nulla sul piano sociale. Ascoltandolo in aula non si potevano avere dubbi: se fosse in Grecia, Fassino, e il Pd, farebbe esattamente quello che sta facendo il Pasok.

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