lunedì 24 maggio 2010

Morire in Afghanistan, per la Fincantieri


I due militari italiani morti recentemente, ma anche tutti gli altri morti in questi anni, hanno perso la vita anche per gli affari dell'azienda italiana che fa affari con le consorelle Usa e che è una delle poche beneficiarie di una guerra disastrosa

Philip Rushton
(da Attac.it)
I due militari italiani caduti in Afghanistan lo scorso 17 maggio sono morti per la Fincantieri. Chiaro, non sono morti soltanto per la Fincantieri, sono morti anche per l’Alenia, Fiat Avio, l’Agusta-Westland e tante altre aziende nell’arcobaleno della produzione militare italiana legata a doppio filo all’industria militare USA. Ma in sintesi possiamo dire che sono morti per la Fincantieri. Grazie al loro sacrificio, e al sacrificio di migliaia di civili afghani schiacciati da bombe USA e dei loro alleati durante feste di matrimonio, fucilati mentre dormivano da pattuglie delle forze speciali, mitragliati nelle loro macchine perché si sono avvicinati troppo a convogli delle truppe occupanti, aziende come la Fincantieri possono continuare a godere di contratti USA. Ad esempio di quello per l’assemblaggio di una parte del caccia stealth F-35, assemblato a Cameri vicino Novara al costo proiettato di più di 1028 milioni di dollari, prodotto dalla Fincantieri assieme al suo partner USA la Lockheed Martin, o di contratti come quello per la Nave di Combattimento Litorale, prodotta dai cantieri USA Manitowoc Marine acquistati nel 2008 dalla Fincantieri con il beneplacito sempre della Lockheed Martin, azienda che ancora sotto Obama rimane la maggiore nella produzione militare statunitense, grazie alla quale la nostra Fincantieri ha aperto più di 50 sedi negli USA. Gli amministratori delegati di aziende come la Fincantieri dovrebbero mandare lettere di condoglianze ai familiari dei caduti, ringraziandoli per il loro contributo.

Quei militari e quei civili non sono morti per la democrazia e il buongoverno. Il maggiore fattore che oggi in Afghanistan contribuisce alla ricrescita del sostegno per i Talebani è la corruzione del governo di Karzai e i suoi alleati tra i signori della guerra locali. In un sondaggio recente condotto dalle stesse forze armate USA e riportato sul sito di "Peacereporter", la popolazione afghana dichiara che ha più paura della polizia di Karzai, e in particolare quelli del fratello di Karzai, coinvolto a piene mani nel traffico di droga, che degli ordigni improvvisati dei Talebani.

I militari non sono morti per arginare l’influenza dei "terroristi". Ormai quei sondaggi, nella provincia di Kandahar, indicano che il 90% della popolazione si oppone all’offensiva militare che USA e alleati italiani scateneranno intorno a Kandahar da giugno in poi. L’80% della popolazione di quella zona, secondo lo stesso sondaggio, considera i Talebani "fratelli". Da quando i militari italiani sono arrivati in Afghanistan, nel 2003, la guerra afghana si è trasformata in ciò che le forze USA chiamano la guerra "Af-Pak", cioè Afghanistan e Pakistan. Anziché contenerlo, i militari hanno diffuso il conflitto, in zone oltreconfine come la valle di Swat dove i loro velivoli senza pilota Predator e Global Hawk, come gli esemplari che hanno base a Sigonella in Sicilia, sparano missili Hellfire che abbattono interi palazzi e uccidono più civili che combattenti. In tal modo la guerra in Afghanistan minaccia sta destabilizzando anche Pakistan.

I militari italiani non sono morti per una missione di pace, come sostiene il ministro Frattini. I due italiani sono morti a meno di 24 ore di distanza da cinque soldati USA, ossia sono considerati come parte della stessa forza nemica. Infatti, dal 2006 in poi, i militari italiani che partecipano in Afghanistan sono sempre più integrati nelle operazioni offensive, assieme ai loro mezzi come i carrarmati Dado, gli elicotteri di attacco Angusta e i bombardieri Tornado, in operazioni militari comandati dagli USA. Inseguito alla morte di alcuni soldati spagnoli due mesi fa, un giornalista di "El Pais" è riuscito a parlare con il capo dei Talebani che ha organizzato l’attentato, il quale ha spiegato che ormai i militari di nazioni come la Spagna e l’Italia sono considerati come un tutt’uno con gli americani.

Ma forse il rospo più difficile da ingoiare per il governo è che in tutta probabilità questi ultimi due militari italiani, come i 22 in totale morti finora in Afghanistan, non hanno perso la vita per raggiungere un obiettivo militare, perché secondo molti indicatori la guerra si perderà, nonostante il fervore retorico del Ministro La Russa, secondo il quale il controllo della situazione aumenta.

James Circiello, attivista contro la guerra che nel 2007 si è rifiutato di lasciarsi inviare nello stesso Afghanistan e ha saggiamente disertato dalla 173esima brigata aviotrasportata con base a Vicenza, afferma che in queste ultime settimane i soldati USA e quelli della sua ex brigata, sono stati ritirati dalla Valle del Korengal in Afghanistan. La suddetta Valle del Korengal era diventata ormai impossibile da tenere nonostante la perdita di vita di dozzine di militari e la perdita del senno di tanti dei sopravissuti, già diventati consumatori costanti di farmaci antidepressivi durante la loro missione come afferma il “New York Times”.

I militari italiani sono morti per niente, cioè sono morti per aumentare i valori dei titoli di aziende militari come la Fincantieri.

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