domenica 23 maggio 2010

Un piano di stabilità alternativo


In Portogallo la crisi è strutturale e, come in altri paesi d'Europa, viene fatta pagare ai lavoratori, ai disoccupati, ai servizi pubblici. La risposta del Bloco de Esquerda in questa intervista al suo leader Francisco Louça


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Francisco Louça è un apprezzato economista ma da diversi anni è soprattutto una delle personalità politiche più popolari del Portogallo. Da quando il partito di cui è di fatto il leader, il Bloco de Esquerda - Bloco di sinistra, collocato alla sinistra estrema - è diventato una delle forze politiche che più ha beneficiato della crisi del Partito socialista con il suo 10% alle ultime europee e con il sorpasso sullo storico Partito comunista portoghese. Entrambe le due formazioni costituiscono una spina nel fianco del Ps che oggi è chiamato, come in Grecia, a fronteggiare la crisi e un attacco speculativo senza precedenti. La situazione è in movimento: ci sono manifestazioni convocate, anche se in un clima difensivo, e il Partito socialista non potrà uscire indenne dalla crisi. Anche per questo, il ruolo e le idee del Bloco potranno essere molto rilevanti.

Che tipo di crisi è quella in Portogallo?
La crisi, come in altri paesi dell'Europa, è il risultato combinato di una recessione profonda unita al collasso del bilancio pubblico. Il Portogallo è una economia fragile e dipendente e dunque la crisi è molto grave: due persone su dieci vivono in condizioni di povertà, il dieci per cento è disoccupato mentre il 20% dei lavoratori vivono in condizioni di precarietà. Si tratta quindi di una crisi strutturale e grave.
Di fatto, il problema portoghese non è collocato nel deficit (in Spagna, ad esempio, o nel Regno Uniti parliamo di cifre superiori) o nel debito (guarda a Italia o Belgio). Il problema principale di questa nostra economia è la stagnazione che provoca disoccupazione e che può innescare un lungo periodo di recessione e crisi sociale.
In questo quadro, quali sono le misure che intende prendere il governo socialista. E' come in Grecia?
Al momento sono stati presentati due programmi di austerità che combinano privatizzazioni e aumento delle imposte (1,5%) con la riduzione dei salari. Dunque, è meno di quello che è stato proposto in Grecia ma per una popolazione il cui salario medio è di 750 euro e dove il salario minimo si ferma a 475. D'altro lato, anche prima della crisi il tasso di disoccupazione raggiungeva il recordo del 10% e continua a salire. La misura più grave è probabilmente la riduzione della spesa sociale e la riduzione del valore del sussidio di disoccupazione e di sostegno ai più poveri.
Per questo tipo di intervento il governo del Partito socialista ha fatto un accordo con il principale partito della destra all'opposizione (il Psd).


Che risposte sociali si sono avute e qual è il ruolo del sindacato?
La principale centrale sindacale (che in Portogallo è controllata dal Partito comunista, ndr.) ha convocato una manifestazione nazionale per il 29 maggio e potrebbe vedere in piazza centinaia di migliaia di persone (il Portogallo ha poco più di 10 milioni di abitanti, ndr.). Gli scioperi, d'altro canto, sono stati molto localizzati e limitati: l'effetto dei bassi salari e la paura della crisi conduce a una reazione difensiva per quanto attiene allo sciopero. Ovviamente, la preparazione di una risposta globale è all'ordine del giorno.


Qual è l'approccio della sinistra di opposizione? E il ruolo del Bloco?

A sinistra, le due principali formazioni, il Bloco e il Pcp, convergono su una risposta sociale. Oltre a esse, ci sono alcuni dirigenti e membri del Ps che hanno preso posizione contro gli attacchi ai servizi pubblici, alle privatizzazioni e all'amento delle imposte.
Lo sforzo del Bloco è concentrato sia nell'organizzazione di una risposta sociale sia nella definizione di una proposta politica e economica alternativa. Vogliamo rendere concreta una proposta di politica fiscale e di riorganizzazione dell'investimento pubblico. Soprattutto, vogliamo creare una coscienza politica di massa sul significato dell'austerità, della diseguaglianza e ingiustizia sociale, sulla penalizzazione del lavoro e i benefici che invece derivano al capitale. Per questo, gran parte del nostro lavoro si è concentrato sulla denuncia dei casi concreti di benefit favolosi, dei salari degli ammanistratori e delle banche che raggiungono livelli mai immaginati nella società portoghese, dimostrando che una politica fiscale giusta è una risposta immediata ai problemi di bilancio.

Puoi fare alcuni esempi di proposte immediate?
Noi abbiamo presentato un Programma di Stabilità alternativo, con tagli nella spesa militare e altre misure, dimostrando che la correzione di bilancio si può fare con una politica in grado creare lavoro e non di distruggerlo.
Servono misure di espansione della domanda ma soprattutto di redistribuzione del reddito e di riorganizzazione della fiscalità, della produzione e dell'investimento per permettere che l'obiettivo fondamentale dell'economia sia quello di creare lavoro. E questo significa difendere i servizi pubblici contro le privatizzazioni e punire il sistema finanziario per la crisi che ha provocato

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