venerdì 25 giugno 2010

Pomigliano: 2888 sì (62%), 1673 no (36%). Non ce l'hanno fatta!


Certamente per i lavoratori e le lavoratrici della Fiat di Pomigliano d’Arco si tratta di una sconfitta, ma l’arroganza e l’ostentata sicurezza in una vittoria schiacciante da parte del fronte padronale e governativo, aiutato da tutte le confederazioni sindacali (compresa la Cgil) e dal Pd, aveva fatto credere a percentuali bulgare per il Sì. Il plebiscito mancato paradossalmente rimette al centro il protagonismo dei lavoratori che lo considerano giustamente una vittoria delle forze che hanno resistito al ricatto, la Fiom e i sindacati di base, sostenuti anche dagli scioperi che in molti stabilimenti del gruppo Fiat hanno raggiunto altissime percentuali di partecipazione nei giorni scorsi.

La Fiat e i suoi complici entrano ora in una profonda contraddizione rispetto ai già incerti investimenti per il rafforzamento di Pomigliano, perché quel che interessava alla Confindustria e al Governo era una vittoria politica sulla classe operaia italiana per ripetere, e alla grande, il successo del 1980 con la sconfitta di Mirafiori. Così peraltro era stato auspicato senza infingimenti ancora questa notte, quando i primi dati del referendum – tutti relativi al voto degli impiegati e dei quadri – sembravano confermare un successo travolgente dei Sì.

Il fronte politico-sindacale dei complici chiede a Marchionne il risarcimento promesso per il proprio ruolo di kapò, mentre la Fiat sarà tentata dallo strappo definitivo cosciente che, nonostante i 18 mesi di fermo della produzione prima dell’arrivo dei nuovi modelli, la situazione non sia affatto facilmente governabile con l’introduzione delle nuove relazioni industriali né a Pomigliano né negli altri stabilimenti.

Tuttavia i rapporti di forza restano nettamente favorevoli al padronato in tutto il paese, con migliaia di licenziamenti e di chiusura di fabbriche e un’ancora scarsa reattività del settore pubblico colpito da una pesantissima manovra finanziaria. E’ per questo che è proprio ora che va colta questa parziale ma importantissima battuta d’arresto nell’attacco per incoraggiare ovunque la resistenza dei lavoratori e tentare di invertire il trend negativo degli ultimi anni. La riscossa è ancora possibile. Ricordiamo solo qualche mese fa com’è stata percepita la vittoria di 49 lavoratori dell’Innse di Milano da tutte le fabbriche con vertenze occupazionali aperte che, invece di arrendersi, decisero di inaugurare la stagione dell’occupazione dei tetti…

Oggi la prima risposta deve essere immediatamente la riuscita dello sciopero generale del 25 giugno, che tutti i settori sindacali di classe (anche chi finora è stato alla finestra) devono organizzare con convinzione, caratterizzandosi nei cortei proprio sul sostegno alla resistenza a Pomigliano e individuando le sedi padronali e della Fiat come i luoghi dove concentrare la protesta, aldilà delle sterili passeggiate e dei comizi indigeribili degli amici di Epifani. Il 25 è un’occasione per rilanciare il protagonismo di lavoratori e delegati, che se ne devono impossessare in prima persona.

A Milano il coordinamento di alcune Rsu di aziende in lotta, indipendentemente dalle sigle sindacali di appartenenza, tenta di organizzare un corteo al termine delle manifestazioni ufficiali per dirigersi con un’iniziativa unitaria dal basso verso la sede dell’Assolombarda. Credo che possa essere un’indicazione anche per altre situazioni. Anche perché al 25 giugno dovranno seguire altri appuntamenti di mobilitazione, proprio a partire dalla reazione che la Fiat non farà mancare allo schiaffo subito questa notte dagli operai campani.

Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

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