lunedì 7 giugno 2010

RAPINA CONTINUA


La "manovra" finanziaria varata da Berlusconi e Tremonti sposta colossali fortune a favore dei ricchi, degli speculatori, delle banche, precipita il paese in una lunga depressione e determina una drammatica crisi sociale di povertà e disoccupazione. Non dobbiamo abbassare il capo, dobbiamo reagire; a pagare devono essere i responsabili della crisi.
Infatti da dove nasce il debito dello stato? Non certo dalla spesa sanitaria, dalla scuola, dalle pensioni, dalla assistenza sociale, che già sono inadeguate e largamente saccheggiate dalle precedenti stangate.
Il debito dello stato nasce dal fatto che una ventina di anni fa i governi hanno deciso di tagliare radicalmente le tasse alle classi abbienti, provocando un colossale buco di bilancio. Per far fronte alle spese i governi si sono fatti prestare i soldi (ad alti tassi di interesse) da quegli stessi a cui avevano ridotto le tasse, che così ci hanno guadagnato due volte. Si chiama il gioco delle tre carte.
Non contenti, padroni, padroncini, professionisti, speculatori di ogni risma, hanno continuato ad evadere allegramente le tasse, pur ridotte, per un ammontare di 120 miliardi di euro all’anno.
Da venti anni ci dicono che bisogna serrare la cinghia per pagare il debito, ma il suo ammontare, dopo venti finanziarie che penalizzano il salario e il lavoro, è sempre il 120% della ricchezza nazionale prodotta. Infatti il meccanismo descritto è costruito per pompare soldi dai salari e dalle pensioni, per farli affluire alle rendite e ai profitti. Sono 140 miliardi di euro che ogni anno in Italia passano dalle tasche di chi lavora a quelle dei padroni e dei ricchi (il 5-10% della popolazione).
Le banche ringraziano. Con la crisi le banche hanno rischiato di saltare per aria e solo l’intervento statale le ha salvate: 800 miliardi di dollari versati dallo stato americano, altri 800 miliardi di euro versati dagli stati europei. Adesso per ringraziare gli stati che si sono indebitati per salvarle, le banche li prendono per il collo e pretendono che a pagare la fattura siano le classi popolari con il taglio di salari, pensioni e spesa sociale. Sono dei farabutti insaziabili e i governi ne sono complici.
Da qui nasce la manovra di Berlusconi, Tremonti, Draghi e Marcegaglia, un decreto di lacrime e sangue per l’intera classe lavoratrice, costruito e propagandato con lo scopo di dividere i lavoratori del settore privato da quelli pubblici, cioè di impedire una risposta unitaria e massiccia del mondo del lavoro alla rapina continua.
La rapina a mano armata
 Si bloccano per quattro anni le retribuzioni dei dipendenti pubblici i cui contratti sono già fermi da molto tempo. Bloccando gli stipendi dei dipendenti pubblici, si incoraggiano i padroni a fare altrettanto con quelli privati, già massacrati da ristrutturazioni e cassa integrazione.
 Si prolunga nei fatti di un anno l’accesso alla pensione e si mette in moto il meccanismo di aumento continuo dell’età in cui si va in pensione.
 Si tagliano selvaggiamente i trasferimenti agli enti locali, 13 miliardi in meno per le regioni, per le province e per i comuni. Così chiuderanno nidi, scuole materne, scuole, assistenza agli anziani, trasporti, servizi sociali di ogni genere. E’ il ritorno dell’Italia nel girone del terzo mondo in cui solo chi ha i soldi può pagarsi i servizi.
 Si conferma il taglio di 130 mila insegnanti nelle scuole, di oltre 150 mila lavoratori nella sanità, (complessivamente 400.000 posti in meno nel settore pubblico), con risultati disastrosi sulla vita delle famiglie e sull'erogazione dei servizi.
 Con un'altra legge (il collegato sul lavoro) Governo e Confindustria sferrano un colpo mortale ai lavoratori del privato, ai residui diritti e alle conquiste del mondo del lavoro, cancellando i contratti collettivi per sostituirli con i contratti individuali "certificati", sostituendo i giudici del lavoro con "arbitri" al servizio dei padroni, cancellando il divieto di licenziamento senza giusta causa (il famoso articolo 18), smantellando lo Statuto dei diritti dei lavoratori per sostituirlo con lo "Statuto dei lavori" scritto a quattro mani con la Confindustria, rendendo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori sempre più precari e vittime dei più perversi ricatti padronali.

In compenso coloro che non hanno mai pagato continuano a non pagare. Nessuna misura per le grandi holding, da quella di Berlusconi a quella degli Agnelli, nemmeno per i top manager, che dopo tanti annunci, sono preservati da una finta misura che non li tocca; le rendite finanziarie continuano a pagare un ridicolo 12,5% mentre gli stipendi sono tassati al 33%; nulla per i professionisti e dintorni, tanto meno per gli evasori e truffatori che hanno portato i soldi all’estero e che hanno potuto regolarizzarsi con il vergognoso scudo fiscale. Anzi, per non sbagliarsi, il governo ha introdotto un condono mascherato, quello edilizio…!!

Forse penserete che almeno avranno tagliato le spese più improduttive e pericolose, quelle delle armi. Neppure per sogno: 25 miliardi di euro buttati ogni anno nelle spese militari e nelle guerre.

Occorre un grande movimento che respinga questo disegno.
Le nostre vite valgono più dei loro profitti
Non dobbiamo rassegnarci, non dobbiamo lasciarci dividere: da una parte ci sono la vita e il lavoro delle classi popolari, di tutti i lavoratori e lavoratrici, pubblici e privati, italiani e migranti; dall’altra i profitti di una classe padronale avida e di un ceto politico complice. Dobbiamo trovare la strada della lotta per affermare i nostri diritti; sono possibili altre misure economiche per uscire da questa crisi.

Occorre costruire un movimento che rivendichi il ritiro delle misure antipopolari e, al contrario, costruisca una piattaforma alternativa:
o l'adozione di misure concrete e massicce contro la speculazione finanziaria;
o misure dure contro l'evasione fiscale;
o la tassazione dei capitali salvati grazie allo scandaloso "scudo fiscale";
o una maggiore progressività della tassazione per colpire i grandi redditi e ridurre parallelamente la tassazione sui salari e sulle pensioni;
o una forte tassa sui patrimoni (8.000 miliardi di euro detenuti da poche famiglie);
o il blocco dei licenziamenti e il passaggio in mano pubblica delle aziende che delocalizzano e licenziano

Occorre che questo movimento sia unitario e dal basso; le forze politiche, sociali, sindacali che non vogliono abbandonare la difesa dei diritti di lavoratori, lavoratrici, giovani, precari e precarie devono trovare una convergenza unitaria per sostenere un’ampia mobilitazione, che permetta di difendere realmente il mondo del lavoro e gli interessi popolari.

Con questo orientamento politico unitario Sinistra Critica sosterrà e parteciperà a tutte le prossime scadenze di mobilitazioni e di lotta.

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