mercoledì 27 ottobre 2010

3° conferenza anticapitalista: un passo avanti incoraggiante


Il 16 e 17 ottobre si è tenuta a Parigi la terza conferenza anticapitalista europea. Le due prime si erano svolte per iniziativa dell’NPA, mentre questa terza è stata organizzata con lo SWP inglese. Ha riunito 22 organizzazioni di 16 paesi. Il fatto che si sia svolta nel cuore del movimento contro la riforma delle pensioni in Francia sottolineava la necessità di coordinare le lotte su scala europea e, più modestamente, per gli anticapitalisti, quella di coordinare il proprio intervento.
È quello che hanno voluo testimoniare i partecipanti, interrompendo i lavori per partecipare alla manifestazione parigina, dove un compagno polacco, uno dello Stato spagnolo e uno greco hanno preso la parola al punto fisso dell’NPA.

La conferenza aveva tre punti all’ordine del giorno: la crisi, le sue conseguenze politiche e le resistenze dei lavoratori, le risposte alla crisi proposte dagli anticapitalisti, i nostri interventi, le prospettive comuni e il loro cordinamento.

Il primo punto, introdotto da Alex Callinicos dell’ SWP, ha permesso un ricco scambio. Senza tornare sui diversi meccanismi in atto nello sviluppo della crisi, si è constatato un ampio accordo nel sottolinearne il carattere profondo e durevole, non un semplice episodio ciclico ma una svolta profonda, che rende importanti le politiche di austerità messe in atto da tutti gli Stati europei. Si tratta delle rimessa in discussione delle conquiste sociali, che non può incontrare altro limite che la resistenza dei lavoratori e delle classi popolari. Implica una crisi dell’ideologia liberista: l’economia di mercato, lungi dal portare democrazia e progresso, si identifica con la regressione sociale accompagnata dall’ascesa delle idee reazionarie, portata da una nuova estrema destra.

I diversi interventi hanno illustrato La grande diversità delle resistenze operaie.
E anche le conseguenze politiche paradossali della crisi, come nello Stato spagnolo, dove il crollo della sinistra al potere lascia il campo libero alla destra, malgrado il successo dello sciopero generale. La ripresa dell’iniziativa operaia resta globalmente debole, anche se in Grecia l’agitazione sociale e politica persiste. In termini generali, per gli anticapitalisti si pone il problema di agire nel senso dell’unità, tramite una politica di fronte unico, e nel contempo di difendere una prospettiva anticapitalista, agire affinché siano i lavoratori a dirigere le proprie lotte, alla base, senza delegare alle burocrazie, e fare vivere la democrazia nei movimenti. Molti compagni hanno insistito sull’importanza del movimento in Francia, che è guardato con speranza al di là dei settori militanti.

Il secondo punto, introdotto da Yvan Lemaitre a partire dal documento «Le nostre risposte alla crisi», sottoposto alla discussione del congresso dell’NPA, ha registrato un ampio accordo sull’esigenza dei lavoratori di non pagare il costo della crisi, e anche sulla necessità di assumere collettivamente la questione su scala europea per meglio integrare questa dimensione nella nostra politica.
Anche se l’arena nazionale rimane il quadro della lotta di classe, non bisogna dimenticare la sua dimensione europea, che si è manifestata il 29 settembre a Bruxelles e che è molto presente nei fatti. La discussione sulla parola d’ordine dell’uscita dall’euro ne è stata l’illustrazione. Questa discussione è molto presente nel movimento operaio greco, dove il sentimento che la Grecia è stata sottoposta al diktat dell’UE e dell’FMI si riconosce in questa parola d’ordine, dopo che il movimento non è riuscito a opporsi agli attacchi del governo del PASOK. L’uscita dall’euro appare come una risposta «possibile». È un’illusione: la sola uscita dalla crisi, la sola risposta, è quella dell’intervento dei lavoratori per rifiutarsi di pagare i costi della crisi, rivendicando il potere per rompere con le istituzioni borghesi, nazionalizzare le banche, con la creazione di un’unica organizzazione di credito e, allora, rompere con l’Europa, ma agendo nel senso di un’altra Europa, quella dei lavoratori e dei popoli. La discussione non è chiusa, anzi è solo agli inizi….

La necessità di approfondire la discussione sulle prospettive anticapitaliste è stata una delle principali conclusioni della conferenza, conclusioni introdotte e sviluppate da Vanina Giudicelli. Si tratta di cogliere ogni occasione per agire insieme, rendere visibile l’esistenza di una corrente anticapitalista europea, in occasione del controvertice di Lisbona a novembre contro la NATO, o contro la futura riunione del G20 in Francia, produrre un materiale comune, favorire gli interventi nelle assemblee, manifestare la solidarietà internazionalista con le lotte, come oggi con il movimento in Francia…. I compiti pratici e concreti non mancano. Per l’insieme dei partecipanti, questa terza conferenza segna una tappa, un incontestabile passo avanti per la qualità tanto delle relazioni quanto delle discussioni, malgrado la mancanza di una preparazione precedente. È stata decisa la tenuta di due conferenze all’anno, con la preoccupazione di darci i mezzi per prepararle meglio. La questione di un coordinamento più strutturato è stata discussa, non ha incontrato l’unanimità dei partecipanti e ci siamo attenuti all’idea di un coordinamento più fluido. È stata discussa ed emendata una dichiarazione finale che formula i punti essenziali dell’iniziativa che ci unisce.

Yvan Lemaitre

Partecipanti: Gauche anticapitaliste (Svizzera), Izquierda anticapitalista (Stato
spagnolo), LCR-SAP (Belgio), POR (Stato spagnolo), Bloco de Esquerda(Portogallo), SEK (Grecia), ISL (Germania), En Lucha (Stato spagnolo), DSIP
(Turchia), SWP (Inghilterra), Red-green Alliance (Danimarca), Inrternationale Socialisten (Olanda), People before profit (Irlanda), Swp (Irlanda),Okde(Grecia), Polska Partia Pracy (Polonia), Sinistra Critica (Italia), Mouvement
pour le socialisme (Svizzera), Solidarité (Svizzera), The red party (Norvegia),
Socialistiska partiet (Svezia), NPA (Francia).

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