martedì 8 febbraio 2011

LA VERITA’ VIENE SEMPRE A GALLA



La dichiarazione di Marchionne di voler portare la Fiat in America ha confermato quello che era chiaro da tempo e che solo i ciechi e gli ipocriti non volevano vedere: che non esiste più la vecchia azienda italiana e che gli Agnelli guardano altrove per continuare a fare soldi.
Nello stesso tempo le parole di Marchionne hanno messo in mutande tutti quelli, sindacati complici, dirigenti del centro destra e del centrosinistra, amministratori locali che avevano invitato i lavoratori ad accettare il ricatto della Fiat, spiegando che lavorare da schiavi è moderno ed innovativo.
Niente sindacato, niente lotta di classe a disturbare l'arricchimento di padroni, manager, azionisti, banchieri, nelle loro ville, nelle loro isole felici a fare il ... bene del Paese.
Costoro ora balbettano, chiedono chiarimenti al loro capo….
Vergognosi!!!!!

Per fortuna tantissimi lavoratori di Pomigliano e Mirafiori hanno tirato fuori l’orgoglio e la forza per dire No, per non subire ancora. E con lo sciopero del 28 gennaio le fabbriche si sono svuotate e le piazze di tutto il paese si sono riempite di lavoratrici, lavoratori, non solo metalmeccanici, ma anche di tanti altri settori, di giovani, di studenti, per difendere i diritti e il contratto nazionale di lavoro, per rivendicare salari e condizioni di lavoro decenti.

La crisi economica che per noi vuol dire meno soldi in busta paga, cassa integrazione, paura di perdere il lavoro, è utilizzata dai padroni per aumentare la loro ricchezza. Con la scusa della concorrenza ricattano per costringerci a ritmi di lavoro e orari che rovinano la nostra salute e tolgono tempo alla nostra vita e ai nostri affetti. Per questo vogliono trasferire in tutte le aziende il modello Marchionne, partendo naturalmente dall’indotto auto.

Non possiamo fermarci alla giornata del 28, la battaglia deve continuare, bisogna far saltare l’accordo della Fiat coi sindacati complici, unire nella lotta tutte le lavoratrici e lavoratori, pretendere e costruire le condizioni di uno sciopero generale che possa fermare realmente Marchionne, la Confindustria e il governo Berlusconi.

L’unità dei lavoratori è necessaria per imporre un intervento pubblico a difesa di occupazione e salari, una politica industriale che progetti una mobilità sostenibile compatibile con l'ambiente, definisca i prodotti necessari e ripartisca il lavoro in tutti gli stabilimenti.
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Abbiamo nuovi motivi di speranza per avere fiducia nella lotta dei lavoratori: a pochi chilometri da noi, in Tunisia, in Egitto e in altri paesi arabi, lavoratori e lavoratrici, disoccupati e studenti stanno cacciando regimi oppressivi, sostenuti dal nostro governo e dai nostri industriali per i buoni affari che da sempre fanno con i dittatori.
Se i nostri padroni sono preoccupati delle battaglie sociali e democratiche delle popolazioni arabe, noi invece dobbiamo essere pienamente solidali con la lotta dei lavoratori e dei sindacati tunisini e egiziani contro i regimi antidemocratici e contro le multinazionali e le loro aziende che ricercano il massimo sfruttamento della classe operaia su entrambe le rive del Mediterraneo.

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