lunedì 14 febbraio 2011

Le donne rompono gli argini


Una giornata di grande moblitazione da parte delle donne in Italia, in gran parte contro Berlusconi, ma anche per rappresentare bisogni e diritti negati. E a Roma si forma un corteo che arriva a Montecitorio


Flavia D'Angeli
Oggi nelle piazze delle donne, e di tanti uomini, sono emersi finalmente in superficie la rabbia e il malcontento che covano nella società italiana. E' bastato fare un appello alla mobilitazione, peraltro non molto radicale, perché centinaia di migliaia di persone lo raccogliessero come se non aspettassero altro, da tanto, troppo tempo.
La crisi permanente in cui è precipitato il governo Berlusconi, e gli scandali oltre ogni misura che stanno accompagnando quello che ci auguriamo sia un non troppo lento tramonto, hanno fatto da denotatore a un'indignazione che non poteva continuare a essere né negata, come continuano a fare grottescamente gli accoliti del premier, né repressa come ha fatto finora il Partito Democratico, ed in parte anche la direzione della Cgil che si ostina a non “vedere le condizioni” per convocare uno sciopero generale.
E' difficile fare una radiografia a caldo della composizione e degli umori politici delle centinaia di migliaia di persone che sono andate in piazza, è però evidente come una parte significativa di elettorato delle opposizioni, e in particolare del Pd, ha colto l'occasione per manifestare, rompendo gli argini delle timidezze e dei tatticismi dei suoi dirigenti. Accanto a questo, però, si è visto anche un protagonismo di donne che, come il 24 novembre del 2007 nella manifestazione di Roma "contro la violenza" sembra covare nella società italiana in attesa del momento buono per emergere. Un protagonismo denso di rabbia, di voglia di affermare diritti e dignità, magari privo di obiettivi o di una "piattaforma" politica ma comunque desiderso di esserci. E anche dotato di una buona dose di radicalità che ha portato, ad esempio, a un'accoglienza calorosa dell'iniziativa di "attraversamento" di piazza del Popolo messa in campo da diversi collettivi femministi e di movimento della capitale.
Le compagne dei collettivi femministi studenteschi e giovanili, assieme a quelle del centro antiviolenza Donna Lisa e a quelle dei centri sociali, insieme a tante altre femministe, hanno infatti deciso di partecipare alla giornata di mobilitazione (vedi articolo sotto) facendo emergere una denuncia complessiva delle politiche patriarcali e lesive dei diritti delle donne che caratterizzano l'azione di questo governo, e che troppo spesso hanno trovato consenso o scarsa opposizione nelle sinistre moderate.
Rifiutandosi, inoltre, di cadere nella trappola della mobilitazione delle donne "perbene" contro quelle “per male” che pure ha accompagnato, almeno all'inizio, alcuni autorevoli appella alla mobilitazione.
Fin dalla mattina centinaia di donne hanno manifestato davanti al ministero del Welfare in Via Veneto, depositando simbolicamente davanti al portone una serie di pacchi regalo che rappresentavano i doni “non graditi” (e quindi restituiti) che governo e padronato hanno fatto alle donne: legge 40 sulla procreazione assistita, innalzamento dell'età pensionabile, attacchi alla legge 194, tagli al welfare, pacchetto sicurezza e persecuzione della prostituzione di strada ecc.
Il corteo ha poi proseguito fino al Pincio per scendere in Piazza del Popolo al grido di “siamo tutte egiziane, sciopero generale” tra gli applausi delle tantissime donne presenti che non riuscivano più ad entrare in una piazza stracolma. Il corteo delle femministe, quindi, ingrossatosi via via raccogliendo molte donne dentro e fuori la piazza, ha continuato a sfilare per il Lungotevere per arrivare fino a Montecitorio dove, scavalcando le transenne, le donne hanno depositato altri “pacchi-regalo” davanti al portone del Parlamento.
L'enorme successo della giornata di mobilitazione odierna chiede continuità ed un impegno in questo senso ai soggetti sociali, sindacali, politici che hanno animato le piazze, o per lo meno alle sue espressioni più consapevoli e radicali, per mettere in campo, finalmente, un movimento generalizzato di opposizione al governo e alle sue politiche, e che raccolga la crescente rabbia sociale prodotta dalla crisi economica e dal fatto che governo e padronato continuano a farla pagare a lavoratori e lavoratrici. A Susanna Camusso, che parlava dal palco di Piazza del Popolo, bisognerebbe chiedere “se non ora quando...lo sciopero generale?”. A Berlusconi, asserragliato nel palazzo, bisognerebbe dire, come le piazze tunisine ed egiziane, “se non ora, quando...te ne vai a casa?”.
Le piazze di oggi, come quelle degli studenti di dicembre o le urne di Mirafiori piene di No, dicono che nonostante lo stato comatoso della sinistra istituzionale, la società italiana è tutt'altro che pacificata ed è sempre meno disponibile a pagare la loro crisi !

(di Luca Laviola e Lorenzo Attianese) (ANSA) - ROMA, 13 FEB - C'erano solo i turisti a passeggio e una trentina di persone in fila per visitare Montecitorio quando le donne hanno fatto irruzione nella piazza. Almeno duecento, armate solo di slogan e cartelli, sono arrivate fino al portone d'ingresso della Camera dei deputati. Carabinieri e polizia, presi un pò di sorpresa dal blitz festoso, si sono messi rapidamente tra le manifestanti e i tre accessi che si aprono nella facciata. Il blitz di un drappello di partecipanti a 'Se non ora quando?', staccatosi dal raduno del Pincio, è servito per depositare davanti a Montecitorio una decina di pacchi colorati con riferimenti ad alcune leggi volute o minacciate, secondo gli autori, dal governo Berlusconi: quella sull'aborto, quella sulla procreazione assistita, il pacchetto sicurezza, tra le altre. I 'regalì sono stati poggiati a terra sopra uno striscione con la scritta 'Nel Palazzo regna il c...., diamoci un tagliò. Tutto si è svolto in modo pacifico. Le donne, molte vestite di rosso o con oggetti rossi come gli ombrelli - il parapioggia di colore rosso è un simbolo delle escort, a quanto pare - con il supporto di alcuni compagni e di un megafono hanno scandito slogan contro il presidente del Consiglio, chiedendone le dimissioni. Dopo qualche minuto i manifestanti si sono praticamente dileguati, lasciando di nuovo la piazza ai romani e ai turisti e i doni per i parlamentari. Questi ultimi sono stati accatastati dagli agenti vicino a uno degli ingressi della Camera. A quel punto però è scattato l'allarme per possibili, analoghi blitz. Davanti a palazzo Grazioli, residenza romana del premier, è stata rafforzata la presenza dei carabinieri. Ma l'unica emozione l'ha data un gruppo di boyscout vocianti che da piazza Venezia, a un centinaio di metri di distanza, urlando ha percorso via del Plebiscito diretti alla casa di Silvio Berlusconi. Per qualche secondo si è pensato che potessero essere altri partecipanti alla manifestazione pronti a un nuovo assalto pacifico. Invece erano una decina di bambini di 10-12 anni, probabilmente stranieri, che gridavano i loro motti. La colonna di piccoli pionieri ha svoltato per una traversa laterale giusto di fianco a palazzo Grazioli. E anche i carabinieri hanno riso mentre un ragazza in bicicletta sfrecciando lì vicino, gridava loro «bunga bunga».

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