domenica 17 aprile 2011

I guai della Fiom


A Melfi i delegati vogliono firmare l'intesa con la Fiat sui ritmi produttivi. Alla Bertone c'è il muro dell'azienda e Camusso riapre il dialogo con Confindustria


Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
Segnali distensivi tra Cgil e Confindustria, mentre la Fiom soffre per gli scricchiolii interni. È una giornata movimentata nelle relazioni sindacali quella di ieri: l’incontro di Susanna Camusso con Emma Marcegaglia; l’accelerazione impressa da Fiat e Fim, Uilm, Fismic alla vertenza sulla ex Bertone; la lettera con cui 11 delegati Fiom su 18 hanno chiesto al sindacato di Maurizio Landini di firmare l’accordo in azienda sui ritmi di lavoro e le pause tanto contestato nei mesi scorsi.

Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia si sono viste al mattino, nella foresteria della Confindustria di via Veneto. Incontro molto positivo, raccontano. Le due dirigenti si sono viste più volte negli ultimi mesi, e ancora lo faranno dopo lo sciopero del 6 maggio. Alla leader degli imprenditori, il segretario della Cgil ha illustrato il suo progetto di riforma della contrattazione, anche se non è ancora definitivo visto che sarà il direttivo nazionale del 10 e 11 maggio ad approvarlo. Niente deroghe ma contratti nazionali più leggeri per dare fiato al secondo livello e soprattutto una riforma della rappresentanza che certifichi i sindacati rappresentativi e introduca una forma di esigibilità degli accordi: una volta siglate le intese, insomma, i contratti si rispettano e niente scioperi. Non è un caso che proprio sulla rappresentanza si sia soffermata la chiacchierata con Marcegaglia che ha ascoltato con attenzione le idee di Camusso anche se entrambe hanno riconfermato le divergenze sul modello contrattuale del 2009 siglato solo da Cisl e Uil. Quel modello, però, sta per scadere ed è stata la stessa Confindustria qualche mese fa a dirsi disponibile a “fare il tagliando” all’intesa. Ieri Camusso ha spiegato a Marcegaglia che la Cgil quel tagliando è pronta a discuterlo. Tanto più se la linea sindacale che nella Cgil ha fatto finora ombra alla segreteria nazionale, cioè quella della Fiom, comincia a subire degli scricchiolii.

A Melfi, cuore di una dura vertenza con la Fiat, si sta discutendo l’applicazione del cosiddetto sistema Ergo-Uas che, modificando le postazioni di lavoro dovrebbe consentire un aumento dei ritmi produttivi con la diminuzione delle pause da 40 a 30 minuti. L’intesa sull’applicazione del modello è stata siglata una settimana fa e la Fiom, dopo aver apposto la sua firma, ha dovuto sospenderla in seguito all’intervento della segreteria nazionale. Intervento che non sembra aver convinto i delegati locali che ieri, in 11 su 18, hanno inviato una lettera al segretario nazionale Maurizio Landini per chiedere che la Fiom firmi quell’intesa. “É il frutto della pressione cui la Fiat sottopone i delegati” spiega Giorgio Cremaschi, esponente della sinistra Cgil, che racconta le avances ricevute da parte degli operai più “duri”.

Ma conta anche la difficoltà a tenere aperta una vertenza senza risultati immediati. Difficoltà che potrebbe acuirsi con il caso piemontese della ex Bertone, oggi Officine Automobili Grugliasco, rilevata dalla Fiat un anno e mezzo fa per produrre la Maserati.
Marchionne vuole l’applicazione integrale degli accordi di Pomigliano e Mirafiori ma alla ex Bertone la Fiom ha il 62 per cento dei consensi e quindi si imporrebbe un accordo. Ma la Fiat non vuole mediazioni, chiede il modello “Fabbrica Italia” e ieri ha comunicato anche che non pagherà gli anticipi di cassa integrazione per i circa 1100 operai dell’azienda chiusa nel 2009 se il ministero non autorizzerà il decreto. Fim, Fismic e Uilm, che ieri hanno visto l’azienda, chiedono alla Fiom di indire il referendum ma la Fiom cerca di tenere botta sapendo che il suo svolgimento si terrebbe ancora sotto la spada di Damocle della chiusura dell’azienda. La resa dei conti sembra inesorabile anche perché Landini non ha intenzione di firmare nulla che ricalchi accordi già respinti. E ieri la Fiom non ha firmato l’intesa sui permessi sindacali giudicandola restrittiva.

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