mercoledì 13 luglio 2011

Il loro debito non lo paghiamo!


Respingiamo la manovra lacrime e sangue del governo:
50 miliardi di euro rubati alle classi popolari

Sapevamo tutti che la crisi del capitalismo non era finita e che ben presto, dopo Grecia e Portogallo e Spagna, anche l’Italia sarebbe finita nella tormenta. Le classi dominanti in Europa, come in Italia non hanno nessun vero progetto per il futuro se non quello di scaricare sulla classe lavoratrici tutte le contraddizioni sociali, economiche ed ambientali del loro iniquo sistema basato sul profitto, la concorrenza e il mercato. Ora vogliono che l’enorme debito con cui banche e padroni si sono arricchiti nel corso degli anni sia pagato dalle classi popolari. Quando televisioni e giornali di ogni colore dicono “c’è la speculazione, abbiamo il fuoco in casa, dobbiamo fare sacrifici per rassicurare i mercati” vogliono dire che le lavoratrici e i lavoratori dovrebbero lasciarsi spogliare di salari, pensioni, tempo di lavoro e di vita, servizi sociali e sanitari per dare ai capitalisti e alla speculazione finanziaria
Per raggiungere questo obbiettivo è stata già messa insieme una “sacra unione” che unisce partiti di governo e di “opposizione”, la confindustria, le tre confederazioni sindacali (che non a caso hanno firmato un patto sociale per legare le mani ai lavoratori), con a capo il Presidente delle repubblica che svolge il ruolo di supremo rappresentante istituzionale del capitalismo italiano.
Tutti pronti a sostenere e varare rapidamente la paurosa stangata da 40 miliardi del governo Tremonti Bossi Berlusconi, (in realtà l’insieme delle misure nel corso dei prossimi anni vale circa 68 miliardi di euro), cioè una vergognosa aggressione sociale contro tutte le classi popolari.

I contenuti della manovra
La manovra economica è la combinazione di 2 provvedimenti, un decreto legge, in vigore già da lunedì e una legge delega di modifica radicale del sistema fiscale ed assistenziale, da approvare nei prossimi mesi. Uno è peggio dell’altro. Secondo Tremonti il prima rapina vale 25 miliardi di euro, la seconda 15 milioni.
Il primo decreto prevede:

 9, 6 miliardi rubati alle Regioni, alle province e ai comuni. Si aggiungono ai 10 miliardi già rubati l’anno scorso a questi stessi enti locali. Crolleranno i servizi pubblici, i trasporti, l’assistenza, gli asili, le spese più elementari per garantire la qualità di vita dei cittadini, la riparazione delle strade, le lampadine, ecc ecc.

 5 miliardi euro rubati alla sanità; dal prossimo anno viene reintrodotto il ticket di dieci euro su visite specialistiche e analisi che si aggiungono a quelli già introdotti dalle regioni; dal 2014 il governo introdurrà ticket aggiuntivi su qualsiasi prestazione sanitaria. L’obbiettivo è chiaro, distruggere la sanità pubblica a vantaggio di quella privata; peggio per tutti quelli che non hanno i soldi per pagarsi la salute……

 2-3 miliardi rubati lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego, della scuola, della sanità, i salari di questi dipendenti sono bloccati per 4 anni fino al 2014. Chissà cosa succederà dopo…Blocco totale delle assunzioni e perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

 3,8 miliardi di euro rubati alle pensioni; nei prossimi anni: aumento dell’età pensionabile a 65 per le lavoratrici del settore privato (quelle del settore pubbliche già sottostanno a questa norma penalizzante); accelerazione del meccanismo automatico di aumento dell’età della pensione per tutti, uomini e donne anni (anni di lavoro rubati e regalati ai padroni, togliendo occupazione ai giovani); blocco o riduzione per una larghissima fetta di pensionati dei modestissimi aumenti collegati al carovita.

Ma ci sono anche ulteriori porcherie.
 Viene aumentato l’imposta da bollo sul deposito dei titoli. Cosa significa?
 Coloro che hanno messo i loro modesti risparmi (la liquidazione per esempio) in banca investendolo in BOT o altri titoli pubblici pagheranno una imposta da bollo molto più cara. Per chi ha un deposito al di sotto dei 10.000 euro, il costo dell’imposta mangerà il modesto rendimento annuale dei risparmi.
 Viene completamente liberalizzato il collocamento, che perde sempre di più il suo carattere pubblico, quindi di controllo della società sui meccanismi delle assunzioni al lavoro e diventa sempre più un affare dei privati. Oltre agli enti privati che già lo possono esercitare ad essi vengono aggiunti le scuole medie superiori, le università, i comuni, i patronati, gli enti bilaterali, i gestori dei siti internet. ecc.
 Costerà più caro accedere alla giustizia di fronte alle prepotenze di qualche mascalzone o dei padroni. Viene aumentato il contributo unificato, cioè quella tassa che si paga per poter rivendicare giustizia in una causa civile, per esempio in una contenzioso di condominio.
 Ma soprattutto viene introdotta questa gabella anche per una serie di cause che finora erano esenti dal pagamento della tassa. Ora pagheremo anche per:
 le cause di lavoro
 le cause previdenziali
 le cause del pubblico impiego
 le cause di separazione dei coniugi.
 Per un lavoratore licenziato ricorrere alla giustizia costerà subito 37 euro, ma secondo alcune stime il costo reale sarà di 228 euro.
 Sarà più difficile chiedere un prestazione di invalidità all’INPS. Prima bisognerà sottoporsi a una speciale visita disposta dal tribunale presso un consulente tecnico d’ufficio.

Il peggio del peggio

Il peggio del peggio viene con la controriforma del fisco e dell’assistenza

Il disegno di legge collegato alla manovra economica che il governo vuole far approvare prevede una rapina di 15 miliardi così articolata.

 Una drastica riduzione della progressività dell’imposta personale sul reddito (IRPEF) riducendo il sistema a tre solo aliquote 20, 30, 40 per cento. Questo significa che i redditi più alti che finora avevano una aliquota al 43% si vedranno drasticamente ridotte le tasse. I ricchi gioiscono.
 Contemporaneamente un drastico taglio (almeno 3,5 miliardi) delle agevolazioni fiscali collegate a situazioni che lo stato voleva giustamente tutelare e per i redditi medio bassi.
 6 miliardi di aumento dell’imposizione indiretta, cioè dell’IVA. I prezzi di tutti i generi di consumi aumenteranno e naturalmente ad essere fortemente penalizzate saranno le classe popolari, i pensionati e i giovani.
 5 miliardi di tagli all’assistenza; una vergogna, una infamia; si specula sulla sofferenza e sul disagio delle persone; come rubare il portafoglio a una vecchietta paralitica. Centinaia di migliaia di persone precipitate insieme alle loro famiglie, nella disperazione e nella solitudine.
 Stretta sulle pensioni di reversibilità. Se ne vuole concedere meno e di minore importo. A pagare di più saranno ancora e soprattutto le donne (moltissime percepiscono una pensione personale bassissima), che oltre a dover subire la perdita del coniuge, si vedranno anche private di tutta o parte della reversibilità, per cui la morte del marito significherà anche la precipitazione nella miseria.

Tremonti dopo aver annunciato una misura draconiana nel caso in cui il parlamento avesse fatto “fatica” ad approvare queste misure, una clausola di salvaguardia da inserire nella legge di stabilità (la vecchia legge finanziaria) per cui tutte le agevolazione fiscali e assistenziali sarebbero state automaticamente tagliate del 10-15% (il cosiddetto taglio lineare) al fine di impadronirsi dei 15 miliardi necessari a tacitare (forse) le borse e i mercati, con l’apertura del dibattito parlamentare ha proposto che questa norma capestro sia inserita direttamente nel decreto legge e quindi diventi subito operativa.
Inoltre si preannuncia un’altra vergognosa operazione, la svendita dei beni pubblici a partire dalle aziende municipalizzate e in totale spregio al risultato del referendum.

Occorre reagire, dire basta a queste infamie.
E’ necessaria un reazione immediata, una mobilitazione di tutte le lavoratrici, di tutti i lavoratori, giovani, pensionati, dal basso, per respingere la manovra “lacrime e sangue” del governo italiano che agisce insieme e per conto del governo unico dell’Unione Europea e della Banca europea.

Dobbiamo batterci per la difesa dei diritti, dei salari, dell’occupazione, dei servizi sociali e pubblici, della qualità dell’ambiente; una mobilitazione che unisca tutti i movimenti che si stanno manifestando in questo paese, che riaffermi che:

LE NOSTRE VITE VALGONO PIU’ DEI LORO PROFITTI
IL LORO DEBITO NOI NON PAGHIAMO

A pagare devono essere le banche, che vanno nazionalizzate, i capitalisti, le rendite, i ricchi, tutti coloro che hanno speculato impunemente in questi anni.

Dobbiamo unire la nostra battaglia a quella che si combatte in tante altre piazze di Europa, dalla Grecia alla Spagna per difendere il nostro futuro e quello delle nostre figlie e figli. Dobbiamo unire le forze e costruire la convergenza di tutte le opposizioni politiche e sociali del paese e in Europa.

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