lunedì 17 dicembre 2012

Cosa si sono detti gli "arancioni"


Salvatore Cannavò

Cronaca delle assemblee tenute nel fine settimane. Buona partecipazione, pochi giovani, molta ambiguità sul rapporto con l'Idv e, quindi, con il Pd di Bersani. Se ne riparla il 22. De Magistris permettendo.
Sono state decine le assemblee di Cambiare si può svoltesi nel fine settimana. E dai resoconti della maggior parte dei casi se ne deduce un primo quadro: piuttosto mosso, con alcune contraddizioni.
La partecipazione è sembrata piuttosto alta. Cinquecento a Milano, circa 300 a Roma, oltre 400 a Torino e a Napoli, assemblee tra le 60-80 persone nelle città di provincia. Un dato non indifferente vista la situazione di stasi. Nella maggior parte dei casi si tratta di un pubblico piuttosto adulto, pochi o pochissimi i giovani, difficile la presenza delle donne tranne quando il loro protagonismo ha fatto la differenza. Differenziate le presenze dei movimenti anche se c'è stata una presenza NoTav a Torino, di centri sociali a Roma o di movimento anti-debito a Milano.
Le assemblee, che per forza di cosa hanno riunito soprattutto un pubblico "militante" - lampante l'assenza di De Magistris a Napoli - hanno visto soprattutto una gestione da parte di Rifondazione comunista e di Alba - promotrice dell'appello "Cambiare si può" - con una presenza diffusa di Sinistra Critica e, in alcune situazioni, di espressioni ecologiste o di diversi movimenti.
Unanime, in ogni assemblea, la richiesta di un passo indietro alle forze politiche organizzate, rivolta soprattutto al Prc che ha partecipato in massa e che è intervenuto anche direttamente con il suo segretario nazionale, Ferrero a Torino, il quale ha perorato l'alleanza anche con l'Idv di Di Pietro. Che invece, in genere, è stato percepito come un alleato scomodo, distante dalla piattaforma, e dalla cultura politica, che ha animato le assemblee locali. Significativa la "trombatura" di una eventuale premiership di Antonio Ingroia avvenuta a Roma dove l'assemblea tenuta all'ex Cinema Palazzo ha modificato un solo punto dei dieci indicati dall'appello originario, quello sulla legalità chiedendo una visione più garantista e compatibile con le "azioni" compiute dai movimenti (si pensi alle reti della Tav o alla violazione dei divieti a manifestare). In ogni caso, a Roma è stato detto da più interventi che "un magistrato non può guidare una lista come questa".
Presente, ma non ufficialmente, anche la Fiom. Un suo autorevole delegato, Antonio De Luca, tra i 19 operai ammessi dal Tribunale alla nuova fabbrica di Pomigliano, ha introdotto l'assemblea di Napoli e un altro, molto prestigioso alla Fincantieri di Ancona, ha partecipato a quella delle Marche. A Milano, invece, c'è stata una certa ricezione delle istanze contro il debito e del movimento che richiede l'audit ma si è registrata l'assenza del movimento No-Expo. Poco presente la Fiom, invece, nell'assemblea di Torino.
Se l'orientamento generale è quello del "quarto polo" e quindi di una lista a sinistra dell'attuale centrosinistra, il dibattito che si è tenuto non ha sciolto del tutto alcune ambiguità. Ad esempio, rispetto a cosa succederebbe nel caso in cui i voti di eventuali eletti della lista arancione fossero necessari alla formazione di un possibile governo Bersani. Di fronte alle richieste di chiarimento su questo punto, i dirigenti di Rifondazione, ma anche quelli di Alba in alcuni casi, hanno preferito soprassedere. Un modo per consentire all'alleanza che si sta formando di essere la più ampia possibile anche se il nodo Di Pietro potrebbe essere alla fine quello decisivo. Un pezzo più militante, impegnato nei movimenti e con istanze più radicali, difficilmente potrebbe accettare di far parte di una lista che dovrebbe confrontarsi con due leaderismi, quello di "Tonino" e quello di De Magistris. Tra l'altro, entrambi ex magistrati.
Il rischio, percepito da alcuni, è che alla fine i giochi si facciano fuori dalle assemblee. Quella nazionale di Cambiare si può è convocata per sabato 22 dicembre ma il 21 Luigi De Magistris ha convocato la sua. E allora, in quella sede, potrebbe essere presa la decisione finale - un'alleanza tra Prc, Idv e De Magistris - costringendo "Cambiare si può" ad allinearsi o a farsi da parte.



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