mercoledì 5 dicembre 2012

Intervento di Piero Maestri (Sinistra Critica) all’assemblea di “Cambiare si può”

Carissime e carissimi,

siamo qui oggi perché anche noi convinte/i che c’è un urgente bisogno di cambiare, e che “cambiare si può”.
Questa convinzione ce la danno ogni giorno i movimenti sociali e politici che non solo resistono alle politiche liberiste del governo Monti (come di quelli precedenti), ma lo fanno sulla base di una proposta forte di alternativa politica e sociale: il movimento NoTav – che da anni resiste di fronte ad uno scempio del territorio per affermare un’altra idea del bene comune e della democrazia; il movimento degli studenti e degli insegnanti, che difendono non la scuola esistente, ma la possibilità di una scuola davvero pubblica e che sia luogo di formazione e crescita culturale; le/i giovani che si battono per conquistare un futuro degno; le lavoratrici dell’ospedale S.Raffaele di Milano, che difendono il loro posto di lavoro difendendo il ruolo fondamentale della sanità pubblica; le centinaia di vertenze di lavoratrici e lavoratori in difesa del posto di lavoro; le esperienze di comitati contro il debito e per l’audit cittadino; le/i precarie/i che affermano il loro bisogno di reddito e diritti e tanti altri movimenti e iniziative; gli operai e i cittadini di Taranto che non vogliono scegliere tra lavoro, diritti e salute, perché salute e lavoro devono essere un diritto per tutte e tutti.

Lotte sociali e d esperienze importanti che si sono però espressi in forma ancora troppo frammentaria ed inefficace; per questo la preoccupazione maggiore che abbiamo oggi di fronte non è solamente la possibilità di un ennesimo governo neoliberista – a guida del centrodestra o del centrosinistra – quanto la difficoltà a ricostruire un’opposizione politica e sociale a queste politiche. Un’opposizione che deve evidentemente collocarsi in una posizione alternativa al centrosinistra, senza alcuna possibilità di accordi prima o dopo le elezioni con quest’ultimo.

Crediamo sia necessario e possibile un progetto elettorale alternativo che sappia collegarsi e saper parlare a quelle mobilitazioni e al potenziale di radicalizzazione sociale, con un programma all’altezza della sfida delle politiche di austerità e dei ricatti della Troika e della Bce e del governo Monti che parta dai bisogni sociali dei soggetti prima citati.

Una coalizione che abbia chiari riferimenti programmatici, antiliberisti e di rilancio di un’economia sociale e che risponda ai bisogni dei più deboli.

Condividiamo le proposte sottolineate da Livio Pepino nella sua introduzione. Aggiungeremmo da parte nostra il rifiuto del pagamento del debito – perché sul ricatto del debito sono fondate le politiche di austerità; una decisa caratterizzazione di genere, non solo per la difesa delle condizioni di vita e dei diritti delle donne, ma che apra definitivamente alla loro partecipazione al processo decisionale; una politica di garanzia dei diritti delle persone Lgbt e per un allargamento dei diritti civili e sociali; la cancellazione delle leggi che producono razzismo e clandestinità e per la libertà di movimento e soggiorno per le donne e gli uomini migranti, la difesa dei diritti di lavoratrici e lavoratori – che devono riconquistare garanzie, poteri di rappresentanza, salari dignitosi; per il reddito e una nuova stagione di diritti che metta fine alle leggi “precarizzanti” come il pacchetto Treu, la legge 30, la riforma Fornero; contro il patto per la “produttività”.

È sulla base di questi contenuti che possiamo scrivere un programma condiviso. E su quel programma costruire una proposta elettorale alternativa con alcune caratteristiche chiare:

* fuori a alternativa dal centrosinistra, prima e dopo le elezioni – non solo per i suoi programmi attuali ma per quello che ha fatto e fa tutti i giorni (per fare solo un esempio, chi oggi come Nichi Vendola chiede la cancellazione del progetto degli aerei F35, sembra dimenticarsi, un po’ ipocritamente, che quel progetto fu firmato da Forceri, sottosegretario del governo Prodi che lui stesso appoggiava);

* un progetto che vada oltre le esperienze del passato e non ne ricalchi gli errori; una proposta fuori e contro qualsiasi coalizione con il PD – evitando le contraddizioni di un sostegno al centrosinistra in regioni chiave come la Lombardia e il Lazio; una proposta nuova, interessante e utile, non finalizzata a riprodurre apparati, non meramente autorappresentativa, plurale, appetibile soprattutto per giovani generazioni e per i movimenti e per lavoratrici e lavoratori dal futuro sempre più incerto; una proposta che “ribalti” completamente gli attuali assetti della sinistra, le sue vecchie simbologie, i suoi ceti politici che si auto-riproducono, che punti quindi a far emergere un “nuovo” che non sia semplice ideologia nuovista ma valorizzi le esperienze di lotta e movimento, senza per questo cadere in opzioni già viste di “autopromozione” di nuovi ceti politici.

Evitando anche di innamorarsi di nuove iconografie, come quella «arancione», che vista da Milano è solamente un «centrosinistra dal volto umano».
Facciamo quindi tutti un passo indietro per far entrare in campo nuove forze sociali e di movimento.

Questa proposta deve essere quindi capace di dare vita ad una dinamica partecipata, con assemblee locali aperte e democratiche, nelle quali si possano scegliere in maniera trasparente e condivisa programmi, candidature, forme della campagna elettorale.

Come? Siamo d’accordo con la proposta di comitati promotori locali che già da domani siano il riferimento di questo progetto e siano capaci di coinvolgere sul territorio le realtà sociali più interessanti, le esperienze di lotta, i comitati di difesa del territorio e, soprattutto, una giovane generazione che non sia ancora stata toccata dalle esperienze (spesso fallimentari) di passate elezioni.

In quei comitati si dovranno trovare regole certe e condivise per la scelta dei programmi,delle candidature, dei contenuti e delle modalità della campagna elettorale.

Una proposta finale sulla necessità di valorizzare il ruolo delle compagne e delle donne: loro stesse che partecipano a questo progetto decidano – nel caso sia necessaria per la legge elettorale un’indicazione per il/la “premier” – la donna che possa rappresentare questa candidatura. E diventi riferimento per tutte e tutti.



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